Politiche sociali e innovazione

Casa dello studente: «Deve tornare a ospitare i ragazzi, chiediamo aiuto ai cittadini»

Casa dello Studente

GROSSETO – «Si dice spesso che siamo un Paese senza memoria, ma siamo anche una città senza memoria. Il caso della ex-Casa dello Studente lo dimostra» lo scrive in una nota il Comitato Innovazione a Impatto Sociale che accusa la giunta Vivarelli Colonna di immobilismo sulle politiche sociali, a dispetto delle promesse fatte.

«Un anno e mezzo fa il Comune di Grosseto – dice il Comitato – facendo seguito meritoriamente a una delle promesse elettorali dell’attuale Sindaco, decise di rivoluzionare le politiche sociali. Come? La delibera lo spiega molto bene: sostenendo la diffusione della cultura di innovazione a impatto sociale; promuovendo la sperimentazione dei primi progetti di social impact investing; favorendo la rigenerazione dei beni pubblici in disuso; coinvolgendo i cittadini. Di tutto questo, a oggi, non si rinviene alcuna traccia. Eppure, i cittadini non si sono lamentati: nonostante che la precocità della delibera facesse pensare ad un avvio accelerato, hanno continuato a sperare che l’Amministrazione comunale stesse lavorando in silenzio all’innovazione profonda delle sue politiche sociali, da trasformare da mero costo in occasione di sviluppo economico, secondo l’approccio dell’innovazione a impatto sociale. Un approccio nuovo, che in altri Paesi ha consentito una risposta efficace non solo alle povertà, ma anche all’economia stagnante, alla fuga crescente di giovani in cerca di occupazione, al degrado di beni immobili pubblici».

«Il Comune si era mostrato rapido e coraggioso – prosegue la nota – come cittadini abbiamo atteso rispettosamente i tempi necessariamente lunghi che ogni innovazione seria richiede. Quando, però, è arrivata la delibera sulla Casa dello Studente, la nostra pazienza è sembrata un’ingenuità. Mentre noi attendevamo fiduciosi, il Comune continuava a decidere come se la delibera 345 non esistesse. Forse, si è trattato di una svista, dovuta all’urgenza della tempistica imposta dai finanziamenti messi a disposizione dalla Regione. Se così è, allora vale la pena ricordare che quell’edificio poteva – e può ancora – rappresentare l’occasione per avviare la sperimentazione di quel modo nuovo di “fare sociale come motore di sviluppo economico”. I finanziamenti stanziati dalla Regione sono comunque soldi pubblici e vanno spesi al meglio. Sono in molti, invece, a stimare che non saranno sufficienti a recuperare l’edificio abbandonato all’interno della Cittadella dello Studente».

«E se è vero che il Comune non dispone di risorse aggiuntive proprie – sottolinea il Comitato – è vero anche che ha il dovere di investire oculatamente quelle in arrivo da Firenze. Come? Mettendole a base di ulteriori finanziamenti, questa volta privati. Le banche, ad esempio, possono emettere “social bond”, ovvero obbligazioni dedicate alla Casa dello Studente: il singolo cittadino che li acquista riceverà indietro il denaro investito, ma con una remunerazione diminuita di una piccola percentuale, che si sommerà a quella della emittente, andando così ad alimentare un fondo dedicato unicamente alla rinascita della Casa dello Studente. A garantire l’investimento sarà la pluralità di soggetti che parteciperanno al progetto: il Comune, la Regione, le banche, i risparmiatori, gli imprenditori che si impegnano a ristrutturare l’immobile secondo criteri di sostenibilità. I cittadini saranno non più donatori individuali, e quindi poco incisivi, ma insieme daranno un contributo finanziario efficace e potranno vigilare quotidianamente visitando il cantiere e verificando i progressi».

«L’innovazione a impatto sociale – illustra la nota – non è solo nell’aspetto finanziario, ma anche nella finalità: un edificio che si chiama Casa dello Studente, collocato all’interno della Cittadella dello Studente, non può avere altra destinazione che i giovani, quelli di cui tutti disquisiscono senza poi occuparsene seriamente. Ma, essendo una comunità senza memoria, forse ci siamo scordati che Grosseto è stata per anni la capitale italiana dell’uso di eroina e oggi è una città in cui circolano droghe persino alle scuole medie e in cui i sabato sera si trasformano tra i giovani in una gara di alcol e sballo. Un luogo dedicato a loro non sarà la soluzione a quei problemi, ma certo potrà costituire un segnale di attenzione. La Casa dello Studente deve tornare ai giovani come spazio fisico in cui non solo possano disporre di una mensa e di un ostello per i tanti fuori sede, ma in cui ritrovarsi anche il pomeriggio, con una sala dove studiare, una dove fare prove musicali e teatrali, una dove chiacchierare e leggere libri.

«Tutto ciò sarebbe perfettamente compatibile con un altro dei requisiti delle politiche di innovazione sociale – conclude il comitato – l’edificio, una volta ristrutturato, dovrà mantenersi autonomamente. Come? Prevedendo sin da ora che lì si svolgano attività economicamente sostenibili: dalla mensa all’ostello alle stanze per prove musicali etc. Vogliamo sperare che per tutto questo ci sia ancora la volontà».

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