Chiusura

Mediaworld, per Fisascat «I trasferimenti mascherano il licenziamento»

Mediaworld

GROSSETO – Si è tenuto oggi pomeriggio, nel palazzo del Municipio, un incontro tra i sindacati unitari e il sindaco di Grosseto, Antofrancesco Vivarelli Colonna: al centro dell’incontro l’imminente chiusura di Mediaworld e il futuro dei 24 dipendenti.

“E’ stato un incontro proficuo – commenta Simone Gobbi, operatore della Fisascat Cisl di Grosseto – il sindaco ha espresso solidarietà con i dipendenti e le organizzazioni sindacali e si è impegnato a dialogare con la proprietà del centro commerciale Aurelia Antica, per capire se ci sono trattative per dare gli spazi ad altri soggetti e, nel caso, che speranze ci sono per i dipendenti”.

Gobbi ricorda che non ci sono obblighi per l’eventuale nuovo soggetto rispetto all’assunzione dei dipendenti attuali di Mediaworld, ma è comunque una strada che, secondo Fisascat può essere tentata. Intanto, la proprietà di Mediaworld ha proposto un accordo alle organizzazioni sindacali, riguardo alle regole per il trasferimento dei dipendenti “Noi della Fisascat Cisl – spiega Gobbi – non abbiamo firmato. In primo luogo perché questa contrattazione a nostro avviso deve avvenire a livello nazionale. Inoltre, i termini dell’accordo ci sono stati comunicati verbalmente. Abbiamo chiesto che ci venisse
inviata della documentazione per poterci confrontare con i lavoratori, avere il loro avallo e il parere della federazione nazionale. Per noi è inaccettabile parlare del futuro dei lavoratori senza formalità né certezze”.

“Questi trasferimenti in tutta Italia non sono il modo giusto per tutelare i posti di lavoro, perché in realtà stanno mascherando una procedura di licenziamento collettivo con dei trasferimenti individuali -aggiunge Gobbi – a livello nazionale esiste un contratto di solidarietà in scadenza, che potrebbe portare a circa 200 esuberi in tutta Italia ed un accordo che avalla i trasferimenti poterebbe creare un precedente pericoloso: i lavoratori adesso in contratto di solidarietà potrebbero andare incontro a intimazioni di trasferimento, piuttosto che a una procedura di licenziamento collettivo, che ha delle regole certe, stabilite dalla legge”.

“L’azienda deve farsi carico della responsabilità della chiusura del negozio nei confronti dei lavoratori – conclude Gobbi – e noi di Fisascat andiamo dritti verso lo sciopero del 3 di marzo indetto a livello nazionale”.

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