Politica

Mozione antifascista, Sani: «CasaPound strappa i fogli in Consiglio: disprezzo della democrazia»

GROSSETO – «Alla fine del proprio intervento in Consiglio comunale, il consigliere di Casa Pound ha strappato platealmente i fogli della mozione presentata dal centrosinistra. Mozione poi respinta coi voti della maggioranza di centrodestra del Comune di Grosseto, evidentemente indispettito perché chiedeva al Comune di “concedere spazi e contributi pubblici solo a chi si dichiarasse antifascista e condannasse ogni forma di discriminazione raziale, etnica, religiosa, omofoba e transfobica”». Luca Sani stigmatizza il gesto della maggioranza in consiglio comunale a Grosseto.

«Bisogna partire dal disprezzo e dalla violenza del gesto provocatorio compiuto da quel consigliere per capire fino in fondo cosa sta succedendo a Grosseto, ma più in generale dei rischi che sta correndo la nostra Democrazia. In modo particolare per aver sottovalutato la legittimazione istituzionale e politica di queste espressioni neofasciste».

«Onestamente mi auguro che questo episodio grottesco e dequalificante – cui è seguito un applauso a scena aperta della giunta di Anton Francesco Vivarelli Colonna al momento del voto che ha bocciato la mozione – spinga a riflettere gli elettori autenticamente democratici che nel centrodestra si dichiarano di orientamento moderato. Mi chiedo infatti cosa possano avere da condividere con Casa Pound o con le posizioni estremiste e razziste della Lega di Salvini, persone che provengono da storie di matrice liberale, socialista, repubblicana o cattolica, che in passato hanno aderito legittimamente al progetto politico di Forza Italia». Prosegue Sani.

«Chi oggi è indeciso e chi ha a cuore la democrazia sostanziale in questo Paese, alle prossime elezioni faccia quindi una scelta di campo. Perché ci sono momenti in cui avere un’appartenenza politica o la propensione per un partito, come ci hanno insegnato i padri costituenti, è del tutto secondario rispetto al bene superiore della Democrazia – afferma Sani -. A Grosseto, ma un po’ in tutta Italia, è già suonato più di un campanello d’allarme. È arrivato il momento di prenderne atto».

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