Rubrica

I Maremmani nel Mondo: Massimo in Israele per costruire una centrale elettrica

Massimo Secches

ISRAELE – Massimo Secches Architetto di Grosseto, ci racconta la sua storia da Israele dove si trova per un nuovo progetto.

Come hai cominciato a lavorare fuori dall’Italia?
Tutto è cominciato grazie al mio collega, l’ingegnere Emanuele Manusia. Dopo la laurea ha supervisionato il progetto per un ospedale a Bucarest dove ha conosciuto vari general contractors che ci hanno proposto poi lavori importanti, soprattutto in Est Europa. L’internazionalizzazione del nostro studio è sempre stato obiettivo condiviso da entrambi, rivelandosi una scelta vincente sia per dare respiro al nostro lavoro in momenti in cui il settore arrancava per crisi o per la burocrazia italiana, sia come continuo stimolo professionale proponendoci progetti ambiziosi spesso in aree geopoliticamente complicate.

Cosa state facendo in Israele?
Sto seguendo i cantieri di due centrali elettriche alimentate a gas. Uno si trova a Ramat Gavriel 6 km. da Nazareth, l’altro ad Alon Tavor vicino ad Afula sempre nel nord del Paese. Il progetto dura un anno, sono partito a novembre 2016 quindi se non ci sono grossi imprevisti per il prossimo autunno dovrei essere di nuovo in Italia.

Come ti trovi in Israele al di là del lavoro?
Israele vive una quotidianità molto difficile. Io sono più lontano dalle aree a rischio vivo vicino a Nazareth in una zona rurale del Paese, ma dentro le città o all’ arrivo in aeroporto comprendi che sei in un territorio che vive un perenne stato di guerra. Nonostante ciò gli Israeliani sono un popolo sorridente, generoso ed accogliente che non perde la speranza nella pace e ama vivere la vita. Lavorare all’estero ti mette naturalmente di fronte a momenti di solitudine e trovare persone ospitali, felici di aiutarti è importante. Confrontarmi con culture diverse è sempre stata una mia grande passione e lavorare ogni giorno con persone di tutto il mondo è una sfida molto stimolante, una continua crescita professionale e personale.

Nei progetti futuri del vostro studio continuerà questo sodalizio tra la Maremma e il mondo?
Assolutamente sì. Io ed Emanuele siamo una squadra indissolubile e lo studio è il nostro quartier generale italiano dove uno di noi rimane mentre l’altro è in cantiere. Entrambi amiamo la nostra meravigliosa terra, ma le possibilità che la Maremma e l’Italia adesso offrono per l’ingegneria e l’architettura sono limitate rispetto a tanti altri paesi nel mondo. Per fortuna viviamo in un’epoca che ci permette di minimizzare problemi logistici e comunicativi per lavorare ovunque, questo ci permette di lavorare all’estero mantenendo una solida base in Maremma e continueremo a dare il massimo perché ciò continui.

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