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60 anni insieme: le nozze di diamante di Elio e Andreina nel ricordo della figlia Lorella Ronconi

Elio Ronconi Andreina Savoi

GROSSETO – Nozze di diamante domani per Elio Ronconi ed Andreina Savoi, i genitori di Lorella Ronconi. I coniugi si sono infatti sposati il 21 ottobre 1956 a Casal di Pari. E per questo importante giorno la figlia ha voluto dedicare loro questo ricordo del loro amore.

«60 anni fa un matrimonio speciale: il matrimonio dei miei genitori, Elio e Andreina. Il 21 marzo del ‘53 si erano fidanzati e tre anni dopo si promettevano amore eterno davanti a Dio, sposandosi nella piccola, meravigliosa chiesa di S. Donato, a Casal di Pari. Giovani e innamorati, avevano il cuore pieno di speranza, ma probabilmente non immaginavano un futuro così speciale e lungo assieme. Venti anni lei, ventitré lui, tanta incoscienza, ma una forte determinazione a mettere su famiglia.

Povertà e difficoltà non gli mancarono, ma la solidarietà e la complicità che li univa gli consentì sempre di superare ogni ostacolo. Anche quando sembrava che non potessero avere figli, la speranza e l’amore reciproco non li abbandonò; si fecero forza e andarono avanti insieme, sempre fiduciosi, fino a quando sono arrivata io. Certamente a babbo e mamma sarà sembrato tutto perfetto: una bimba prodigiosa, bionda e vivace, una bambola tutta per loro, posso solo lontanamente immaginare la felicità che provarono: erano diventati genitori!

Nell’occasione del loro 60° anniversario di matrimonio, voglio ringraziarli in modo ufficiale ed esprimergli tutta la mia riconoscenza per la sapienza, la forza, il coraggio, la pazienza che mi hanno trasmesso e per i sorrisi, le carezze, gli abbracci che mi hanno donato fin da quando sono nata.

Erano molto giovani, non erano preparati ad avere una bimba ‘differente’ con così tanto dolore alle gambe ed una malattia che nessuno conosceva. Ma loro non si sono mai arresi.

Ricordo i viaggi su e giù per l’Italia per raggiungere ospedali specializzati, ci si alzava all’alba per non perdere quei treni della speranza; ricordo dottori con le facce strane che mi misuravano. Il camminare mi provocava dolore e allora la mia salvezza era in braccio a babbo. Babbo Elio, il mio rifugio.

E mamma Andreina, la mia forza. Si batté con tutta la sua tenacia per mandarmi in una scuola “normale”; andava per uffici sostenendo che sua figlia doveva crescere in modo normale, come e con gli altri bambini. All’epoca esistevano ancora le scuole differenziali per le persone “diverse”: disabili motori, psichici, sensoriali; la medicina e la ricerca annaspavano senza avere coscienza del gran numero di malattie rare esistenti. L’ ignoranza era dilagante, giganteschi i tabù e i pregiudizi; spesso i genitori di bambini disabili si vergognavano dei loro figli e relegavano la dimostrazione del loro amore per loro entro convenzioni pelose e l’ambito circoscritto delle mura domestiche.

Elio e Andreina, invece, i miei angeli che lasciavano il rosso dell’uovo a me e si dividevano il bianco, che lavoravano anche di notte per mettere insieme i soldi necessari per nuove cure, non hanno mai avuto né vergogna né paura di dire “sì” alla loro storia, di dire “sì” ad una bimba bionda che non riusciva a crescere e a camminare, nessuno sapeva il perché.

Ai miei genitori, che non hanno mai disatteso un compleanno, né mai mortificato la mia entusiastica infanzia piena di curiosa, ingegnosa allegria, devo tutto ciò che ho e che sono: una persona viva, felice, realizzata.

Grazie babbo Elio, grazie mamma Andreina, buon anniversario di diamante!»

Lorella Ronconi

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