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Grosseto dice sì al sogno di Giuseppe e Stefano. Ecco la prima unione civile celebrata in città fotogallery

Prima Unione Civile

GROSSETO – Per la città di Grosseto questo sarà un giorno da segnare nel libro delle storie a lieto fine. Si è celebrata oggi infatti la prima unione civile tre due uomini grazie alle nuove  disposizioni introdotte recentemente con la legge Cirinnà.

Sono Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci i primi due cittadini a costituire l’unione civile del Comune di Grosseto. Architetto il primo, giornalista del Corriere della sera il secondo, i due sono noti alle cronache per aver combattuto la battaglia sui diritti civili in prima persona.

«Sono quattro anni che lottiamo – afferma Chigiotti – e alla fine ce l’abbiamo fatta per noi è non solo. Sinceramente ho avuto grandi dubbi che si arrivasse a questo risultato e invece siamo più avanti di quel che si crede. Quella che si crea con l’unione civile è a tutti gli effetti una famiglia, con tutti i normali diritti di ogni famiglia».

«È stata una battaglia lunga e complicata – gli fa eco Bucci -. Noi eravamo convinti di essere dalla parte del giusto e siamo felici che il nostro paese si allinei con altre realtà nel resto del mondo. Spero che chi aveva lo stesso nostro problema si senta ora più tutelato».

Questo il commento del sindaco, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha celebrato l’unione nella sala del Consiglio comunale di Grosseto. «Durante la campagna elettorale, un giornalista mi chiese se, una volta eletto, avrei celebrato o meno le unioni civili. Risposi che non sarei mai stato un sindaco contra legem: la Cirinnà è legge della Repubblica ed io l’avrei applicata senza nessun imbarazzo. Sono un civico, appoggiato certo da una coalizione di partiti di centrodestra, ma la mia natura è quella e voglio continuare ad andare in quella direzione».

«Ed è proprio per questo che oggi, con emozione, ho unito una coppia che conosco da molto tempo, che mi onora della propria amicizia e che, dopo anni di vita insieme, sarà finalmente riconosciuta come tale anche dallo Stato italiano – prosegue -: Giuseppe e Stefano, oltre ad essere due stimati professionisti, sono stati dei paladini di questa battaglia. Le Istituzioni devono interpretare i mutamenti in atto nella società e dare risposte, ma è indubbio che anche i singoli cittadini debbano tornare ad impegnarsi direttamente, senza demandare alla politica di farsi portavoce di istanze di trasformazione: viviamo in un’epoca liquida e ognuno deve fare la propria parte. Il nuovo Istituto che nasce oggi è una conquista di civiltà che, come molte altre nel nostro Paese, arriva con un ritardo non scusabile ma che, da una parte, segna un principio egalitario all’interno dell’ordinamento giuridico e, dall’altro, introduce nella nostra società un vincolo sì nuovo ma che è sempre esistito.»

 



                    
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