Predatori

Catturati 30 cani vaganti , identificati 500: la Asl contro il randagismo nelle campagne

cane randagio vagante

GROSSETO – Oltre 30 cani “vaganti” catturati, circa 500 identificati con microchip nelle aziende zootecniche, 75 sterilizzati, 51 sopralluoghi negli allevamenti che hanno subito predazioni. Sono alcuni dei numeri del progetto “Conservazione del lupo e prevenzione del randagismo canino”, promosso e finanziato dalla Regione Toscana, coordinato dal Dipartimento della Prevenzione della Usl Toscana sud est, in collaborazione con il Comando provinciale di Grosseto del Corpo forestale dello stato, con la Polizia provinciale e con l’Istituto zooprofilattico sperimentale Lazio e Toscana – sezione di Grosseto.

A un anno dall’avvio del progetto la Usl traccia un bilancio. I dati, riferiti al periodo giugno 2015 – giugno 2016 in provincia di Grosseto, sono stati presentati in occasione del dibattito sul tema, che si è svolto a Festambiente la scorsa settimana.

Le azioni e i numeri del progetto regionale in provincia di Grosseto
I tecnici del progetto hanno catturato, in ambiente rurale e silvestre, 33 cani vaganti (animali di proprietà non sottoposti a controllo e lasciati liberi di vagare), di cui solo 4 con microchip (11 sono stati già adottati).
Sono stati iscritti all’anagrafe regionale 483 cani, tramite un servizio “porta a porta” nelle aziende zootecniche e nei poderi, e 75 sono stati sterilizzati, in collaborazione con l’Ordine dei medici veterinari di Grosseto. Inoltre, la Usl e la Polizia provinciale hanno controllato la corretta identificazione di 756 cani da caccia. Poco meno del 3 per cento è risultato privo di microchip.

“Le azioni di controllo della popolazione canina in ambito rurale – spiega Paolo Madrucci, direttore del Dipartimento della Prevenzione della Usl Toscana sud est – sono uno strumento fondamentale per prevenire l’ibridazione cane-lupo e per ridurre le predazioni a danno del bestiame”.

Nel 2015, i veterinari della Usl hanno certificato 476 predazioni che hanno interessato 194 aziende zootecniche (circa il 15% delle 1300 in provincia di Grosseto) e causato la morte di 1110 capi (lo 0.6% dei 200 mila ovini della provincia). In collaborazione con il Corpo forestale, sono stati eseguiti 51 sopralluoghi in alcune delle aziende che hanno subito attacchi, per verificare la presenza di adeguati strumenti di prevenzione (recinzioni antipredatorie, cani da guardiania). Assicurare al bestiame un riparo adeguato contro i predatori è, infatti, un obbligo di legge.
Nel primo semestre del 2016 è stata registrata una diminuzione del 50% delle predazioni rispetto allo stesso periodo del 2015 (155 contro 294). I risultati ancora parziali dell’esame del dna effettuato dall’Istituto zooprofilattico sulle carcasse delle pecore evidenziano che gli attacchi sono in maggioranza da parte di lupi.

“L’unico sistema per difendersi dalle predazioni – spiega Madrucci – è dotarsi di adeguati strumenti di prevenzione, come dimostrano i numeri riportati in precedenza. L’abbattimento del 5% dei lupi, questo è il massimo ottenibile con le deroghe comunitarie, non può essere, invece, la soluzione. Il lupo, infatti, è un animale che si adatta velocemente ai cambiamenti ed è in grado di rioccupare, in poco tempo, gli spazi lasciati liberi dagli esemplari abbattuti, spostandosi anche di molti chilometri e lasciando così inalterata la pressione predatoria. Perché gli abbattimenti possano essere risolutivi del problema delle predazioni, dovrebbero interessare almeno l’80 per cento dei lupi. Ciò significherebbe riportare questa specie protetta alla situazione dei primi anni ’70, cioè sull’orlo dell’estinzione. Soluzione, questa, chiaramente improponibile, allo stato attuale”, conclude Madrucci.

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