GROSSETO – «Se non si riconosce l’alto valore di salvaguardia e tutela dell’ambiente delle produzioni maremmane, presto potremmo non avere più neanche una Maremma». Con queste parole Fabrizio Tistarelli, presidente del Consorzio produttori Latte Maremma, ha accolto questa mattina, insieme al proprio consiglio di amministrazione, il presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati Luca Sani. «È necessario capire quale sarà l’impegno delle istituzioni nazionali – ha proseguito Tistarelli – verso un settore strategico, come l’agroalimentare italiano, per l’economia del Paese. Settore sempre più nelle mani di multinazionali straniere che possono produrre italiano anche se con materia prima estera. Costringendo le nostre aziende a chiudere. Questo non è più accettabile». Il riferimento di Tistarelli è alle norme sull’etichettatura dei prodotti, ritenute troppo permissive, al centro di una lunga battaglia nazionale condotta proprio da Latte Maremma, insieme ad altre aziende, con il sostegno di centinaia di migliaia di consumatori.
«Dall’incontro – spiega Luca Sani – è emerso che anche in una realtà di nicchia come quella di Latte Maremma, caratterizzata da un rapporto virtuoso fra produzione e trasformazione, si vivono le stesse difficoltà che colpiscono il comparto lattiero caseario sul piano nazionale. Con gli allevatori che soffrono terribilmente le politiche di cartello delle grandi multinazionali, che impongono prezzi per il ritiro della materia prima che non remunerano nemmeno i costi di produzione. Mentre chi trasforma il latte ha di conseguenza grosse difficoltà a tenere botta a prezzi molto bassi sugli scaffali della Gdo. A questo si sono aggiunte preoccupazioni più specifiche dei produttori per le difficoltà di accesso al credito per aggiornare stalle e impianti, e per l’opposizione di Bruxelles all’introduzione dell’etichettatura sull’origine del latte».
«Da parte mia – aggiunge il presidente della XIII Commissione agricoltura – ho spiegato che Governo e Parlamento, con la Legge 51 e quella di stabilità, hanno iniziato a mettere mano in un comparto rispetto al quale si scontano gravissimi ritardi. L’impegno a dare continuità a quest’azione deriva dalla consapevolezza che il comparto lattiero caseario, con i suoi 250.000 addetti e 15 miliardi di valore della produzione, è strategico per l’agroalimentare italiano. E che le posizioni di eccellenza del nostro export nel settore food si mantengono solo se si riconosce il ruolo dei produttori. Con il cosiddetto “piano latte”, vanno in questa direzione il riconoscimento ai produttori di 0,5 centesimi di euro in più al litro di latte attraverso l’aumento della compensazione Iva. L’istituzione di un tavolo tecnico nazionale per definire nella filiera un metodo condiviso d’indicizzazione dei prezzi del latte. Il piano straordinario di promozione del consumo di latte fresco e le azioni specifiche per i formaggi Dop nel piano straordinario per il made in Italy».
«La legge di stabilità 2016, all’esame del Senato, inoltre, prevede l’innalzamento dell’aliquota di compensazione Iva dall’8,8 al 10 per cento per i produttori di latte, la soppressione di Irap e Imu su terreni e imprese agricole, che porterà benefici anche al comparto lattiero-caseario. Infine – conclude Sani – il ministro Martina ha recentemente annunciato che i fondi europei per l’acquisto di alimenti a sostegno degli indigenti (Fead) saranno in parte utilizzati per l’acquisto di formaggi dop».