Lavoro nero

Caporalato «Il prezzo del Made in Tuscany?» gli interventi di istituzioni, politica e associazioni

uva vendemmia vigna

GROSSETO – Il lavoro sommerso: continua a far discutere l’inchiesta sul caporalato in Maremma.

“Quanto denunciato dall’inchiesta di un noto quotidiano nazionale (link) ci deve indignare. Chiedo più controlli – afferma il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi -. L’inchiesta descrive decine di uomini e donne di tante nazionalità diverse in cerca di un lavoro molto più che precario perché in attesa di veri e propri “caporali” mi ha particolarmente addolorato. Non è certo una novità in zone agricole e io l’ho più volte segnalato alle autorità competenti, non solo per il luogo indicato dal giornale. Va detto chiaramente che, per una città come Grosseto, questo fenomeno deve essere visto con grande sdegno e considerato una grave ferita. Chiedo a tutti, operatori, imprenditori, forze dell’ordine e semplici cittadini di vigilare. Pur comprendendo la grave crisi economica che attanaglia il Paese, nulla giustifica lo sfruttamento di altri esseri umani che si trovano in condizioni di “ricattabilità” estrema. Non è civile una società che tollera o giustifica queste situazioni, questi pulmini pieni di persone con una dignità calpestata che vengono letteralmente “smistati”in varie province. Tornerò a chiedere il rafforzamento dei controlli in tutte le zone a rischio”.

“Il lavoro nero è una piaga da combattere, sempre e comunque e il lavoro agricolo, laddove vengano accertati episodi di inosservanza delle leggi e dei contratti, o peggio di sfruttamento, non fa eccezione. I responsabili vanno sanzionati. Lo sfruttamento non deve essere permesso, in alcun modo.” Questa la posizione di Marco Remaschi, assessore regionale all’agricoltura, in merito a quanto pubblicato oggi sul Corriere Fiorentino circa il reclutamento irregolare di manodopera per la vendemmia. “Per combattere questo fenomeno, che danneggia le aziende rispettose delle norme sul lavoro, occorre un’azione di sistema con tutti gli enti competenti e le forze dell’ordine, perchè siano incrementati i controlli e sanzionate le aziende che risultano irregolari. La civile Toscana è sempre stata e sempre sarà contro il lavoro nero e lo sfruttamento.”

“Il lavoro sommerso ed il caporalato sono un problema non solo per lo Stato e per i lavoratori dipendenti, ma anche per le imprese agricole in regola, che adempiono regolarmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro.” E’ quanto dichiarato da Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana commentando l’inchiesta uscita ieri sul quotidiano Corriere Fiorentino.“Quanto emerso oggi – prosegue Miari Fulcis – evidenzia comunque una forte necessità che ha il mondo agricolo di rivedere in toto la contrattualistica che deve essere misurata non a livello nazionale bensì basandosi sulle esigenze e le peculiarità di coltivazione che differiscono fortemente da zona a zona nel nostro Paese. Rivedere la contrattualistica  potrebbe essere sicuramente una delle soluzioni per opporsi a questo fenomeno deprecabile”

“Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che colpisce spesso la componente più debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli – spiega Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto -. E su questo l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare da noi promosso a livello nazionale e guidato da Giancarlo Caselli sta lavorando. Lavoro illegale e caporalato danneggiano il primato del nostro agroalimentare, deturpano l’immagine della nostra agricoltura e mettono in cattiva luce le aziende che invece rispettano le regole. Durante la vendemmia, così come nei momenti di raccolto, la forma più utilizzata e che ha permesso di arginare il caporalato e il lavoro nero, sono i voucher con cui le imprese pagano i lavoratori garantendogli una remunerazione oraria adeguata, 7.50 euro, e la copertura dei costi sanitari ed assicurativi. “Nella nostra regione – spiega Renna – la manodopera straniera è una componente essenziale per molte aziende. Noi tutti dobbiamo lavorare per difendere chi è più debole, sia italiano che straniero, ma dobbiamo anche difendere tutte quelle aziende che invece rispettano le regole e svolgono la propria attività nell’assoluta trasparenza e correttezza”.

“L’inchiesta comparsa oggi sulle pagine del Corriere Fiorentino lascia esterrefatti. La Toscana si scopre non immune al fenomeno del caporalato e da una illegalità diffusa che prospera grazie alla mancanza di controlli: chiediamo al Governo di intervenire, a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici e delle produzioni di qualità del nostro territorio”. Lo affermano la senatrice toscana di Sinistra Ecologia e Libertà, Alessia Petraglia, e la deputata Marisa Nicchi, annunciando la presentazione di due interrogazioni urgenti nei rispettivi rami del Parlamento. “E’ impensabile che ogni notte, per settimane e mesi, centinaia di uomini e donne si siano potuti ritrovare in una stazione di servizio regolarmente aperta senza che le forze dell’ordine se ne accorgessero – proseguono – Dov’è lo Stato? Com’è possibile che i movimenti dei caporali, di decine e decine di pullmini siano passati inosservati? Che cosa è stato fatto per contrastare e prevenire questo fenomeno che, erroneamente, crediamo circoscritto al sud? E’ inaccettabile che a ricorrere ai caporali siano aziende che producono vini di altissima qualità e che esportano in tutto il mondo. Che prezzo siamo disposti a pagare per il nostro Made in Tuscany? Certamente non possiamo essere disposti a pagare il prezzo dello sfruttamento e dalla violazione della dignità del lavoro”.

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