GROSSETO – «La riforma sanitaria toscana è una riforma dove tutto cambia perché niente cambi. Rossi continua a nominare i direttori generali riciclandoli come vicecommissari, i direttori sanitari e amministrativi decadono, ma i direttori generali avranno facoltà di nominare uno staff con cui farli rientrare sotto altro titolo, il sistema è ulteriormente burocratizzato con i direttori di programmazione di area vasta, figure tecnico-politiche di nomina presidenziale che di fatto ridurranno l’autonomia dell’assessore alla sanità e i territori elettoralmente meno appetibili rimarranno succubi di una politica Sanità prevalentemente fiorentinacentrica». Così i consiglieri comunali Mario Lolini e Giacomo Cerboni, inquadrano gli effetti della riforma sanitaria che parte dalla Regione.
«La riforma sanitaria toscana è una sfida mancata che doveva liberare la sanità dalle massicce ingerenze della politica smettendo di considerarla come strumento di controllo elettorale del territorio – aggiungono -. Si è sentita la necessità di cambiare la sanità toscana, ma chi l’ha sin qui progettata? Il rieletto governatore Rossi. Si vuol ridurre il numero di primari, ma chi c’era in cima alla filiera che attribuiva incarichi a pioggia? Sempre lui. Si vuol ridurre-razionalizzare il numero dei robot chirurgici: sì, ma quei robot chi li ha acquistati? Oggi i tutti nodi di questa impostazione vengono al pettine e Rossi annuncia tagli al personale, riduzione dei reparti ospedalieri e la sostituzione degli infermieri con gli oss».
«Una riforma espressione di un compromesso fra poteri i forti universitari e quelli locali; ecco che allora nella neonata Grande Usl del Sud a Siena spetterà l’Azienda Ospedaliera, ad Arezzo quella della Usl territoriale mentre a Grosseto ancora una volta nulla – proseguono -. L’Usl grossetana ha già dato molto: ridotto i posti letto oltre la media regionale e nazionale, delocalizzato la sede del 118, obbligato gli operatori a carichi di lavoro insostenibili, sperimentata la discutibile intensità di cure e la fatiscente medicina d’iniziativa, razionato i bilanci aziendali, trasformato gli ospedali periferici in poliambulatori, ma tutto questo non è bastato perché, assieme alla delocalizzazione della Usl-territoriale, si profila una ulteriore “rapina” quella della Chirurgia Robotica per l’istituzione di un polo assistenziale di riferimento aretino».
«In questa operazione la Scuola rimarrà grossetana, ma nei fatti sarà solo un contenitore vuoto perché il polo di riferimento accentrerà inevitabilmente tutte le risorse disponibili. Strano destino quello della robotica grossetana: nata al Misericordia, protagonista nella guarigione di numerosi maremmani e non, vanto cittadino, palestra di formazione multidisciplinare (chirugica, urologica, ginecologica ed otorinolaringoistrica) e trampolino di lancio per nobili professionisti che, purtroppo, di volta in volta hanno fatto i bagagli per andare via: arrivato e partito Giulianotti, arrivato e partito Sbrana, arrivato e partito Coratti e adesso il colpo di grazia per il rischio che l’attuale patrimonio professionale sia nei fatti depotenziato e lasciato a languire. Verrebbe voglia di chiedersi, ma a chi serve tutto questo? La Maremma una terra che, per volontà di altri, non può e non deve crescere».
«In tutte le sedi opportune noi saremo fermi oppositori di questo aberrante progetto e vigileremo sulla salute dei cittadini – affermano in conclusione -, consapevoli che l’indifferenza del Pd grossetano, proprio nei giorni in cui si decidono gli assessorati regionali, sarebbe complice di questo disegno».