Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”
a cura di Marco Gasparri
Il drammatico attentato di Parigi è stata solo la faccia più terribile della strategia dello Stato Islamico e dei suoi seguaci. Forse però non quella più temibile che invece è fatta dalle azioni quotidiane nei confronti della civiltà occidentale. Molte di queste azioni non sono di guerriglia, ma di comunicazione. Si esattamente. L’ISIS ha capito bene che la guerra agli infedeli non si combatte solo a colpi di mitra, ma sopratutto con le immagini.
Si stima infatti che Abu Bakr al-Baghdadi, lo sceicco del terrore, abbia creato un vero e proprio dipartimento comunicazione e stanziato per esso finanziamenti pari a quelli utilizzati per armare il suo esercito. Questo “dipartimento” è instancabile e lavora 24 ore su 24 mettendo in rete filmati di buona fattura (tra cui quelli delle decapitazioni!), hackerando siti stranieri, facendo propaganda su YouTube e sui social networks più famosi.
Insomma questa nuova strategia fa apparire i vecchi video di Bin Laden nelle grotte come vera e propria preistoria. In quei documenti Osama minacciava l’occidente, ma appariva lontano e provato. Adesso i nuovi video sono ben fatti, con colonne sonore addirittura studiate ed inquadrature ad hoc: insomma nulla da invidiare ai film horror americani.
Abu Bakr al-Baghdadi ha, inoltre, tra le proprie fila molti hacker che hanno violato account Twitter e YouTube dello United States Central Command (Centcom) a Tampa. Un obiettivo mirato, perché si tratta del quartier generale che coordinati i raid aerei contro l’Isis in Siria e in Iraq. Prima della sospensione tra i tweet erano apparsi messaggi come “Attenzione soldati americani stiamo arrivando, siamo nei vostri computer, guardatevi le spalle” o “Vi conosciamo e conosciamo le vostre mogli e i vostri bambini”.
Il “Cyber Caliphate” (così si fanno chiamare) ha anche “defacciato” ben diciannovemila siti francesi con immagini che inneggiano alla jihad. Fino all’Italia, dove il sito del comune di Torriglia, in provincia di Genova, per ventiquattr’ore ha ospitato l’immagine di un cavaliere con in pugno la bandiera di Isis.
Attraverso Twitter, i social più usati e il deep web, vengono arruolati hacker arabi, europei ma anche americani. In alcuni casi si tratta di veri e propri mercenari, in altri di seguaci che agiscono spinti da motivazioni politiche. Isis sa molto bene infatti che, quando si va in guerra, controllare la rete è indispensabile. E non a caso si sta attrezzando per combattere la sua cyber jihad.
Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.