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Caso Solmine, Bramerini e Marras replicano a Barocci: «Il nostro riferimento è la legge»

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GROSSETO – “Il rispetto delle leggi: il riferimento che hanno la Regione e la Provincia è questo. Non sono accettabili insinuazioni di alcun genere quando sono in gioco la tutela della salute dei cittadini e gli interessi del territorio che siamo chiamati ad amministrare”. L’assessore regionale all’ambiente, Anna Rita Bramerini, e il presidente della Provincia, Leonardo Marras, replicano così alle affermazioni di Roberto Barocci, esponente del Forum ambientalista, sulla vicenda della Nuova Solmine e in particolare sullo smaltimento delle ceneri di pirite.

“Pur con le difficoltà dovute al diverso inquadramento giuridico che, nel corso degli anni, le ceneri di pirite hanno avuto da parte di un legislatore nazionale spesso incoerente, le attività dell’azienda di Scarlino sono state sempre sottoposte alla vigilanza e al controllo dell’Arpat. In questo senso è bene ricordare – continuano Bramerini e Marras – che con il Codice dell’ambiente firmato Matteoli le ceneri di pirite sono state espressamente escluse dalla nozione di rifiuto. Solo nel 2008, con il Ministro Pecoraro Scanio tali materiali ritornano ad essere considerati rifiuti, a meno che non abbiano i requisiti di legge per essere considerati sottoprodotti, tant’è che ARPAT, a seguito di un sopralluogo nel febbraio 2009, inviò una segnalazione alla Procura che dette origine ad una procedimento penale conclusosi nel 2011 con una assoluzione per prescrizione da parte del Tribunale di Grosseto”.

Dal 2010, con il rilascio da parte del Ministero dell’Ambiente, dopo 11 anni rispetto ai tempi fissati dalla normativa e a seguito di una procedura di infrazione europea, dell’AIA nazionale, la competenza dei controlli è stata trasferita ad ISPRA che ha continuato ad avvalersi di ARPAT. Regione, Provincia e Comune, sono intervenute, come prescritto dalla Legge, in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dell’Ambiente confermando nel proprio parere che le ceneri di pirite debbano essere gestite come rifiuti.

Nel 2003 per evitare il diffondersi di qualunque tipo di inquinamento, e prima della definitiva bonifica, le Istituzioni locali hanno altresì obbligato l’azienda ad effettuare l’intervento di messa in sicurezza del cosiddetto panettone, inserito come sito di bonifica nel Piano Regionale e Provinciale, concluso e collaudato nel 2006. Non solo. Considerata la complessità dell’area in questione, nel 2003/2004, la Provincia ha commissionò uno studio epidemiologico, realizzato dalla Asl in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Siena ed Arpat dal quale non emersero motivi di preoccupazione per la salute.

“E’ evidente – concludono Bramerini e Marras – che c’è un nodo da sciogliere sulla natura delle ceneri e di conseguenza sul loro trattamento tanto che, ad oggi, il Ministero dell’Ambiente ha riaperto la procedura di AIA per rivalutare la gestione delle ceneri di pirite come sottoprodotto. La posizione di Regione e Provincia è che si debba decidere sulla base di valutazioni e conoscenze scientifiche, mettendo al primo posto la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente. Chiediamo al Ministero – concludono Bramerini e Marras – che a definire questa questione si arrivi senza ulteriori ritardi e in piena trasparenza”.

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