ROCCASTRADA – Il Grifone d’oro a Mario Maiani. È la richiesta che è stata fatta al consiglio direttivo della Pro loco di Grosseto da “gli amici di Mario Maiani”, secondo i quali il grande benefattore che ha aperto ospedali in tutto il mondo incarna perfettamente qiuello che è lo spirito del Grifone, assegnato nel tempo a chi ha portato lustro a Grosseto e alla Maremma. A tal proposito “gli amici di Mario” hanno scritto una lettera alla Pro Loco:
«Cari consiglieri,
Il Grifone d’Oro, è la massima onorificenza assegnata ogni anno per San Lorenzo a privati o enti che si sono particolarmente distinti e che hanno contribuito ad esaltare i valori culturali, economici, sociali e turistici della città di Grosseto e della Maremma.
Un appuntamento che dal 1957 dà lustro alla città di Grosseto, attraverso la celebrazione di quelle grandi personalità della cultura, dell’economia e dello sport che hanno lasciato e continuano a lasciare un segno importante nella storia di questa nostra terra.
Il requisito fondamentale per la candidatura al premio è quello di aver dato lustro alla terra natale nel corso della carriera o attività creativa, oppure aver soggiornato ed operato in Maremma in modo tale da valorizzarne le potenzialità e favorirne lo sviluppo.
Ebbene, per l’assegnazione 2014 segnaliamo la figura di un grande nostro cittadino, Mario Maiani, scomparso il 22 settembre 2012 che con la sua devozione alla nostra terra non solo si è distinto primo fra i primi nell’attaccamento alla toscanità e alla maremmanità, ma in 3 continenti, mediante le sue opere sociali e attraverso il suo nome ha lasciato segni tangibili di generosità, solidarietà e gratitudine che hanno fatto e fanno onore alla nostra terra maremmana.
Premio Paul Harris 2010 del Rotary Club, Chimera d’Oro 2013 della Provincia di Grosseto, Maiani ha già avuto riconoscimenti pubblici e privati dalle massime autorità boliviane, etiopi, peruviane, nigeriane, congolesi e camerunensi.
Nella sua grande modestia e frugalità di vita, Mario Maiani in realtà rifuggiva tutti questi riconoscimenti, ma chi lo ha conosciuto e apprezzato, guardandosi intorno, non può non accorgersi come questa figura, imponente e schiva, sia diventata, in mezzo mondo, un simbolo da esaltare e la sua, una condotta di vita da emulare.
Riconosciamo quindi, come comunità, il valore di un uomo che, in solitudine, nella ancora lucida età dei suoi 87 anni se n’è andato sussurrando fra le labbra quella sua frase così semplice quanto futuristicamente rivoluzionaria che è anche la sintesi della sua vita: “La mia famiglia? Sono i poveri del mondo”»