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Cna: Piccola impresa sotto attacco, a rischio 45 mila imprese di manutenzione termica

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GROSSETO – La piccola impresa è sotto attacco afferma Renzo Alessandri direttore Cna «Si è cominciato con i carrozzieri, scesi in piazza nei giorni scorsi e tutt’ora mobilitati per contrastare il cedimento alla lobby delle compagnie assicuratrici e ora è la volta dei manutentori “terzi responsabili” degli impianti termici. Anche in questo caso l’obiettivo è sembrato essere duplice: togliere agli artigiani (anche) la gestione di alcuni impianti termici e ai consumatori, la possibilità di scegliere il fornitore di fiducia. Risultato: rischiano l’espulsione dal mercato quasi 45mila imprese in Italia e alcune centinaia nella nostra provincia».

«All’origine del problema – prosegue Alessandri -, l’obbligo di delegare la manutenzione e i controlli di sicurezza degli impianti solo alle imprese dotate di personalità giuridica (Srl, Spa). Una scelta che escluderebbe, incomprensibilmente, tutte le ditte individuali e le società di persone (Snc e Sas) che da anni, con competenza e professionalità, garantiscono, da terzi responsabili, il buon funzionamento degli impianti. Una decisione del tutto illegittima, tanto che la CNA ha investito del problema anche l’Antitrust».

«A giudizio dell’Associazione il decreto “Destinazione Italia” dovrà eliminare questa assurdità per consentire, a tutti gli artigiani abilitati, di continuare ad operare sugli impianti termici senza distinzione alcuna e, soprattutto, senza nessuna forma di discriminazione (la Cassazione ha assimilato l’impresa individuale alla persona giuridica specificando che ogni interpretazione diversa comporterebbe una ingiusta disparità di trattamento) – precisa Alessandri -. Numerosi parlamentari hanno raccolto l’appello della CNA, presentando in maniera “bipartisan” un emendamento al decreto finalizzata proprio alla modifica della norma. Un primo risultato in tal senso è stato raggiunto: le commissioni Attività produttive e Finanze della Camera hanno infatti approvato l’emendamento suggerito da CNA riconoscendo agli artigiani la facoltà di gestire gli impianti termici. Una vittoria degli impiantisti e soprattutto dei consumatori; questi ultimi, infatti, rischiavano di non poter più scegliere l’artigiano di fiducia. La CNA vigilerà affinché l’iter di conversione del decreto non riservi ulteriori sorprese, e per fare in modo che questa scelta risulti confermata».

«A decimare le imprese artigiane, del resto, ha già provveduto la crisi – continua Alessandri -. In Toscana, nel 2013, si è registrato un “calo demografico” di 2.837 imprese artigiane; meno 138 il saldo della provincia di Grosseto. Se alla fine del 2012 si contavano 114.135 attive in Toscana e 6.172 a Grosseto, al 31 dicembre 2013 le imprese toscane erano ridotte a 111.298 e quelle locali a 6.034 (dati Movimprese). Il cosiddetto calo demografico però, essendo rappresentato dalla differenza tra le imprese iscritte e quelle cessate “sottostima” la mortalità effettiva. In valori assoluti, infatti, il numero delle imprese cessate alla fine del 2013 in provincia è pari a 535 (e non è detto che sia finita. Il trend delle cessazioni, abitualmente, interessa l’intero mese di gennaio). Nel 2013, in Toscana, hanno chiuso i battenti quasi 8 imprese artigiane ogni giorno (2.837:365=7,77); a Grosseto una ogni due giorni e mezzo. Per offrire la dimensione reale del fenomeno, serve ricordare che le imprese artigiane toscane, nel 2007, erano 118.826 e che in provincia di Grosseto l’Albo sfiorava quota 6.500. La crisi, di conseguenza, ha messo al tappeto in regione più di 7.500 artigiani, con la perdita di circa 22 mila posti di lavoro».

 

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