
GROSSETO – «Grosseto sembra non amare più se stessa, perché ormai incapace di difendere ciò che la rappresenta. La situazione delle Mura Medicee, in parte recuperate e oggetto di un costante tentativo di valorizzazione, come recentemente nel caso del Maiano, ma in parte ancora abbandonate al degrado, è l’esempio dell’incapacità di una intera comunità di conservare e tramandare le proprie radici, di salvaguardare il centro della propria identità civica nel continuo scarica barile delle competenze». Questo il commento del consigliere comunale del Nuovo Centro Destra Giacomo Cerboni (nella foto) che prosegue: «Grosseto ha una civiltà popolare centrata sulla famiglia e sviluppatasi spontaneamente attorno a quattro edifici: il Duomo, Il Comune, la Prefettura e l’Ospedale, riconosciuti come riferimenti istituzionali e di solidarietà sociale. Attorno a questo nucleo le Mura Medicee da sempre ci ricordano l’antica protezione di questo nucleo pulsante della nostra storia. Consentire il degrado di tutto questo significa perdere la memoria della nostra identità di Cittadini Grossetani, rinunciando a tramandarla ai nostri figli».
«Solo quando su facebook è stato filmato e fotografato il degrado del centro storico e lanciato un grido di allarme, le Istitutuzioni si sono risvegliate, infastidite anzi scandalizzate per voce dell’Assessore Cerciello. Ma attenzione che intanto la situazione della cinta muraria è nettamente peggiorata, quasi al limite di una decadenza irreversibile – spiega ancora Cerboni -. L’assenza di ingenti risorse finanziarie per il recupero completo, pone l’esigenza di interventi immediati, semplici, efficaci e soprattutto realizzabili nel breve periodo. Non necessariamente strutturali: più pulizia, più sorveglianza, più controllo del degrado e degli scarabocchi sui muri, più manutenzione, più panchine e cestini sfidando il vandalismo, più illuminazione, più ripristino del verde e più messa in sicurezza delle spallette pericolosamente inclinate, delle scale e dei camminamenti sconnessi da radici esuberanti».
«E’ sempre più evidente come il “popolo della notte” non si limiti a consumare nella città, ma consumi la città stessa. Il centro storico nelle ore di tarda serata si popola di giovani irrequieti “sensibilizzati” al facile uso degli alcoolici e da qui disturbo della quiete, risse e sporcizia. Quanto stiamo osservando è anche l’espressione di un disagio profondo della nostra gioventù locale sempre più demotivata e impossibilita nella sua capacità di autorealizzazione, con il risultato di rifugiarsi nell’alcool e nella tossicodipendenza – conclude Cerboni -. Servono iniziative delle istituzioni per cui il tempo libero non finisca per essere solo un momento di consumo smodato e di schiamazzo selvaggio, ma un momento di svago e di piacere urbano in continuità con la vivibilità quotidiana. Noi non vogliamo che cessate le attività lavorative e scolastiche nelle ore notturne l’alternativa siano le rumorose scorribande, ma auspichiamo la ricerca di una socializzazione espressione di continuità tra tempo libero e attività quotidiane. Questa è l’unica via per far rivivere il centro storico».