Attualità

Rifiuti, gli ambientalisti contestano il piano: «Non paghiamo per errori degli amministratori»

Gentili, Barocci, Marciani, Giardelli

di Lorenzo Falconi

GROSSETO – «Non vogliamo più pagare per gli errori degli amministratori». Arriva forte e chiaro il messaggio inerente  al nuovo piano interprovinciale dei rifiuti che non convince le associazioni ambientaliste del territorio. «Manca la parte fondamentale – aggiungono – perché il piano non coinvolge i cittadini e le aziende, ovvero i produttori di rifiuti. Le tasse quindi aumentano e aumenteranno, perché gli amministratori hanno sbagliato e sbagliano ancora». In sintesi, secondo le associazioni non ci sono correttivi da apportare al piano, ma semplicemente è tutto da rifare.

«E’ stata presentata una nuova programmazione, che non analizza e corregge gli errori del passato, sia in merito alle dimensioni degli impianti, realizzati per trattare una quantità di rifiuti dimostratesi inesistenti co 37.500 tonnellate di rifiuti previsti al 2012 in provincia di Grosseto, ma che invece non esistono, sia al fallimento della raccolta differenziata, dato che siamo fermi da anni al 30%, quando è fissato per legge il 65% – spiega Andrea Marciani del comitato beni comuni di Manciano -. La produzione dei rifiuti proposta dal piano è sicuramente sbagliata in eccesso. Si prevede una crescita del Pil dell’ 8,4% al 2020, ma secondo i nostri dati Istat tale ipotesi è smentita completamente. Avremo quindi ancora impianti sovradimensionati e inefficienti a carico dei cittadini».

Secondo Ubaldo Giardelli, del comitato per il no all’inceneritore di Scarlino «La cosa peggiore che rileviamo è che in questo Piano si è scelto di non scegliere, per una mancanza di coraggio totale. Manca la presa di responsabilità delle varie amministrazioni sulla gestione degli obiettivi del ciclo dei rifiuti. Si strombazza un dato, quello del 70% della raccolta differenziata, ma non si dice come raggiungerlo. Quella dell’incenerimento è una volontà politica evidente in questo piano che premia i conflitti di interesse di chi siede contemporaneamente nei consigli di amministrazione di SEI e di Scarlino Energia, cioè di chi dovrebbe assicurare la raccolta differenziata e di chi guadagna bruciando l’indifferenziato. Un conflitto palese, ma che evidentemente per gli amministratori non conta».

Per Giuliana Gentili di Proposta di legge Rifiuti Zero «La scelta di non organizzare su tutto il territorio una raccolta domiciliare omogenea e con la tariffa puntuale, è indice di una scarsa volontà di andare effettivamente al conseguimento degli obiettivi di raccolta differenziata. La mancata omogeneità della raccolta consente di non affrontare uno dei problemi che sono alla base dei fallimenti delle precedenti pianificazioni, in quanto consente agli amministratori pubblici e ai dirigenti delle categorie artigianali di disinteressarsi della produzione di rifiuti di artigiani e commercianti. Rifiuti detti “assimilati agli urbani”, che sono una quantità molto consistente e la cui mancata raccolta differenziata fa aumentare notevolmente i costi per tutti, artigiani e commercianti compresi, chiamati oggi a pagare non per il loro reale conferimento, ma secondo valori parametrici statistici».

«Un piano, se vuole essere efficace, oltre che evitare errori, deve coinvolgere, promuovere e valorizzare l’utilità sociale degli obiettivi che propone – osserva Roberto Barocci del Forum Ambientalista – Manca nel piano proposto la valorizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti attraverso la quantificazione dei vantaggi economici, sociali ed ambientali, che derivano dal ridurre notevolmente la quantità di rifiuti che vanno a smaltimento. Se in questa provincia si hanno tariffe tra le più alte in Italia, basta copiare dalle migliori esperienze per ridurre i costi, come accade in Veneto. Viceversa a Grosseto non si vuole quantificare, neppure nei bilanci del Comune, le maggiori entrate e le mancate spese che comporta la raccolta porta a porta e l’avvio al recupero di materiale. Il piano, infatti, non prevede la valorizzazione del materiale recuperato, che rimane affidato a terzi privati come la EcoLat, con evidenti conflitti di interesse essendo nel CdA dell’inceneritore di Scarlno e di SEI».

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