FIRENZE – I dati della decima edizione del Dossier Caritas sulle povertà in Toscana mettono in evidenza una situazione di disagio che non accenna a mitigarsi: aumentano le persone che si rivolgono alla rete degli oltre 120 Centri di Ascolto, aumenta la presenza di italiani, aumentano le richieste di cibo e, tra i problemi maggiormente evidenziati, prevalgono quelli legati all’indebitamento, alla mancanza di lavoro e di un posto dove vivere.
Stamattina, nel corso di un incontro che si è tenuto in Sala Pegaso a Palazzo Strozzi Sacrati, Regione e Caritas oltre a presentare l’edizione 2013 del Dossier, hanno firmato un accordo che, se da un lato conferma e potenzia l’attività (avviata nel 2003) di rilevazione delle situazioni di disagio realizzata dalla rete dei Centri di Ascolto (riassunta poi attraverso il Dossier), dall’altro ne sviluppa altre, con un’attenzione particolare alle azioni di sensibilizzazione rivolte ai giovani in ambito scolastico e attraverso la promozione di iniziative di volontariato strutturate con specifica attenzione a progetti sperimentali di servizio civile rivolti a gruppi etnici per valorizzarne il loro inserimento.
Vediamo in sintesi alcuni dei dati contenuti nel Dossier 2013. Le persone ascoltate nel 2012 sono state oltre 27 mila, (2mila in più rispetto al 2011). In aumento il rapporto italiani-stranieri: gli italiani erano poco meno del 21% nel 2008 e il 27,5% nel 2011, adesso sono il 31,1%. Il 68,9% sono stranieri (erano il 72,5% nel 2011).
Resta maggioritaria la presenza femminile: 56,3%, in aumento di quasi 3 punti rispetto all’anno precedente. Oltre la metà delle persone ha tra i 25 e i 45 anni. L’età media è 49 anni per gli italiani, intorno ai 39 anni per gli stranieri.
Il 5,7% delle persone è senza alloggio (6,5% del 2011) e l’8% vive in alloggi di fortuna (10,2% del 2011). Solo il 5,8% vive in appartamento/casa di proprietà ed il 6,6% ( quasi tutti italiani) in alloggi di edilizia popolare. Il 43,8% degli italiani e il 54,6% degli stranieri vivono in affitto.
Il 74% delle persone è disoccupato, dato elevatissimo e sostanzialmente stabile rispetto agli anni scorsi. È disoccupato il 64,9% degli italiani (63,7% nel 2011, 66% nel 2010) e il 78% degli stranieri (76,5% nel 2011 e nel 2010).
Riguardo ai problemi principali emersi durante i colloqui, in primo luogo la povertà di risorse economiche (39,9%, pressochè stabile), lavoro (disoccupazione, sottoccupazione, sfruttamento: 28,9% rispetto al 35,2% del 2011), casa (9,8%), salute (7,6%) e famiglia (6,4%). Entrando più nello specifico dei problemi legati alla povertà di risorse economiche, cresce quello legato all’indebitamento: incideva solo per il 3,6% nel 2006, adesso supera il 15%. Riguardo invece ai problemi lavorativi, quasi decuplicata la percentuale di cassaintegrati o in mobilità (0,6% nel 2006, 5,6% nel 2012). Concludendo con il problema abitativo, si è acuito soprattutto quello degli sfratti: dal 12,3% del 2006 si è passati al 33,1% nel 2012.
Infine le richieste rivolte agli operatori. Un terzo (33,4%) è di beni e servizi materiali, dato in costante incremento negli ultimi anni: 29,3% nel 2011, 25,7% nel 2010, 22,8% nel 2009. Diminuiscono lievemente quelle di lavoro (19,1%) rispetto al più recente passato (22,3% nel 2011 e 22,5% nel 2010). Per quelle legate all’alloggio, negli ultimi 3 anni si rileva un’impennata: dal 3,2%del 2010 al 4,2% del 2011, fino al 4,7% del 2012.
Un’occhiata al contenuto dell’accordo, con il quale la Regione mette a disposizione 50 mila euro l’anno per il triennio 2013-2015. Punti fondamentali: conferma del progetto Mirod (Messa in rete degli Osservatori Diocesani) promosso dal 2003 per la raccolta dei dati delle persone che accedono ai Centri di Ascolto e la realizzazione del Dossier; avvio di percorsi di sensibilizzazione al fenomeno della povertà rivolti a giovani studenti nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 18 anni (attraverso percorsi di studio e analisi dei dati provenienti dagli Osservatori diocesani, mettendo in evidenza l’importanza della cultura del volontariato come strumento di contrasto del disagio ed esclusione sociale e potenziando l’integrazione tra giovani, famiglie, docenti e servizi territoriali); avvio di esperienze di cultura della cittadinanza per giovani tra i 18 e i 35 anni (attraverso esperienze di volontariato che permettano ai giovani di dedicare un anno della propria vita a servizio di fasce deboli della popolazione, propedeutiche al servizio civile regionale).