di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Non c’è solo il lavoro che non c’è, ma anche il lavoro rifiutato, il lavoro non produttivo e il lavoro sprecato». Così Gabriele Baccetti introduce la tavola rotonda organizzata dalla parrocchia dell’Addolorata nell’ambito della festa parrocchiale. «La festa parrocchiale – ha detto il parroco don Roberto Nelli – è anche un’occasione per riflettere sulle tematiche che riguardano tutti, credenti e non. Della crisi nel mondo del lavoro ne stanno facendo le spese tutti come sappiamo dal centro di ascolto della parrocchia. Quest’anno la chiesa italiana si è fermata a riflettere sul tema del lavoro e ha pubblicato un rapporto dove ha fatto anche proposte concrete per il futuro» (nella foto, da sinistra, Gabriele Baccetti, Sergio Martini, Mauro Schiano, Sergio Ceccacci, don Roberto Nelli).
«Come Provincia – ha detto il presidente del consiglio provinciale Sergio Martini – abbiamo sentito l’esigenza, per affrontare il momento di crisi, di creare un coordinamento tra imprese, rappresentanze sindacali e associazioni di categoria, così da far incontrare le parti e cercare assieme soluzioni per questa provincia». «Uno dei problemi di questa provincia è la vastità e la scarsa antropizzazione – afferma Mauro Schiano per la Camera di commercio – Ostia ha 400 mila abitanti, il doppio di tutta la provincia di Grosseto. In più la popolazione non è spalmata in modo omogeneo ma concentrata su Grosseto e sulla costa. In tutti i 28 comuni il saldo naturale tra nascite e morti è negativo. Nonostante ciò si cresce per il fenomeno immigratorio. Elevata è la popolazioni in età non attiva: per 100 giovani ci sono 115 ultrasessantacinquenni. Il 15% in più rispetto all’Italia. Abbiamo 29.159 imprese, tante delle quali individuali. C’è di tutto: anche il contadino che porta l’uva o le olive al frantoio. Il 67% sono imprese individuali, solo il 10% società di capitali».
«Buona è la presenza dell’imprenditoria femminile – precisa Schiano nella sua analisi – agricoltura e servizi, ma anche commercio alberghi e costruzioni. Poche le imprese giovanili e quelle straniere. Poca anche l’anzianità aziendale: l’80% sono nate negli ultimi 20 anni, solo 5 sono nate prima del 1940. non c’è stato passaggio generazionale». Per quanto riguarda il settore turismo si tratta di un turismo italiano che risente particolarmente del periodo di crisi (abbiamo la metà dei turisti stranieri rispetto alla media nazionale) «a cui non offriamo una rete alberghiera di qualità (4 o 5 stelle)» prosegue Schiano. Due le strade da seguire secondo Schiano: le reti di imprese e il sistema di sturt up che consente di accedere a finanziamenti e agevolazioni».
«Il fatto che la disoccupazione tra i giovani sia altissima nonostante i pochi giovani che ci sono in Italia fa pensare – afferma Gabriele Baccetti –. Non esiste solo “il lavoro che non c’è” come dice il titolo dell’incontro, ma anche il lavoro rifiutato, quello che viene considerato indegno perché troppo umile, manuale, in agricoltura o quello della cura delle persone anziane. C’è tutta una categoria di giovani che non lavorano, non studiano, e non si formano. Poi c’è il lavoro che non è produttivo: secondo le statistiche la produttività del lavoro pubblico è allarmante. E poi il lavoro sprecato, di chi non sa valorizzare i talenti, dei tanti giovani costretti ad emigrare. E infine c’è il lavoro che vorremmo: la dignità del lavoro è legata alla dignità delle persone, e del fine per cui si lavora».