
ROMA – «La scelta di Tiberio Tiberi è stata una sintesi equilibrata fra competenza professionale e appartenenza politica, considerato soprattutto il fatto che la figura del presidente deve garantire in termini d’indirizzo politico gl’interessi della comunità». Così il deputato Pd Luca sani interviene sulla scelta del nuovo presidente di Acquedotto del Fiora. «Non penso che l’elezione sia collegabile alla vicenda congressuale del PD. Non dico che qualcuno non possa averci provato, ma per fortuna, i sindaci che sono i veri titolari della materia, hanno tenuto alla larga certi tentativi. Spero davvero che il percorso congressuale che il PD si appresta a varare non si svolga sulla falsariga di certi tatticismi e si concentri sulle risposte che il Partito democratico vuole dare a cittadini e imprese della Maremma. Su questo obiettivo intendo impegnarmi a fondo in prima persona».
«Positivo inoltre il documento approvato dall’assemblea dei soci sulla “galassia” societaria che fa riferimento a Fiora Spa – prosegue Sani -, perché occorre chiarire quale disegno sottenda la gestione delle nomine nei Cda nelle varie società di scopo; come siano stati scelti gli amministratori e determinate le indennità e se questo risponda effettivamente ai bisogni dei cittadini. Il distacco dalla politica, infatti, non si recupera solo con le regole di svolgimento di un congresso, ma anche con la sostanza, la trasparenza e l’etica delle decisioni. Per questo vorrei che, fra l’altro, il nostro congresso provinciale, invece di essere potenzialmente condizionato dagli assetti nelle partecipate, elaborasse decisioni politiche in grado di indirizzare l’operato di queste società nell’esclusivo interesse e sui bisogni delle comunità amministrate. Dico questo, anche perché nel nostro territorio il sistema pubblico ha generato una società che importa e commercializza autobus elettrici prodotti in Cina, mentre in Italia i produttori di autobus chiudono le fabbriche. Queste operazioni portano vantaggi ai nostri concittadini, o agli amministratori che così, magari favoleggiando sul rinnovamento della politica, si autoriproducono? Forse – conclude Sani – è il caso di partire dai fondamentali piuttosto che dai nomi».