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Alluvioni e terremoti. L’Ance: «Non è un Paese sicuro, soprattutto negli edifici pubblici»

GROSSETO – «Non è un Paese sicuro», l’Ance Grosseto rivendica che non si può tornare ad avere paura dei fenomeni naturali. Eppure in Italia è così: ogni volta che piove o che si verifica una scossa di terremoto si contano danni ingenti e vittime. Case, scuole e luoghi di lavoro sono troppo vulnerabili. «Ben 7 milioni di edifici sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche, quindi non sono sicuri. – puntualizza il direttore di Ance Grosseto Mauro Carri -. Ciò vale anche e soprattutto per gli edifici pubblici, quelli che dovrebbero garantire maggiormente la sicurezza dei cittadini. In Italia, ad esempio, la metà degli edifici scolastici (oltre 30.000) sorge in aree ad alto rischio sismico e idrogeologico e una scuola su 10 è stata costruita addirittura prima del 1919».

Eppure, a quanto pare, la situazione è sempre sottostimata. «Continuiamo a mandare gli studenti in scuole necessarie di radicale manutenzione. Continuiamo a ospitare i malati in strutture vetuste. Continuiamo a lasciare i fiumi abbandonati a se stessi. Continuiamo a ignorare che il nostro territorio ha bisogno di manutenzione – spiega Carri -. Fino a quando il prossimo evento naturale non ci costringerà, ancora una volta, a fare i conti con i danni dell’incuria e della mancata prevenzione. In Italia, terremoti, frane e alluvioni, dal 1944 al 2012, sono costati 242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi all’anno.Solo dal 2010 a oggi abbiamo speso 20,5 miliardi».

Per l’Ance, quindi, è indispensabile cambiare. «Occorre pensare alla sicurezza prima che gli eventi si verifichino e non dopo, quando è troppo tardi. Il costo di una seria prevenzione è molto più basso di quello per fare fronte alle emergenze. Le risorse ci sono, occorre utilizzarli subito – conclude Carri -. Negli ultimi 4 anni sono stati già finanziati (tra Cipe, Fondi fas e Fondi strutturali) circa 5.000 progetti destinati alla messa in sicurezza delle scuole e del territorio, per un totale di circa 4 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere i capitali dei privati già disponibili a intervenire su questi progetti. Risorse che aspettano solo di essere finalmente spese. La manutenzione del territorio è la più importante infrastruttura del Paese e la nostra provincia è posta in posizione prioritaria».

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