Politica

«Resto nel Pdl da sconfitto». Cerboni chiede più condivisione per riunire il centrodestra

giacomo_cerboni

di Barbara Farnetani

GROSSETO – «Qualunque sia il risultato elettorale io resterò insoddisfatto di come ci si è giunti» è amareggiato Giacomo Cerboni, capogruppo in consiglio comunale a Grosseto del Pdl per quel che è accaduto in questi mesi all’interno del suo partito. Partito che, ci tiene a precisare, non lascerà, nonostante «il metodo con cui è stata affrontata questa campagna elettorale mi vede sconfitto» precisa Cerboni. «Come altri – continua – avevo creduto in un percorso diverso. Il problema non è solo se Berlusconi si candida per la sesta volta, è che c’era un’aspettativa più grossa, per mesi abbiamo intrapreso un percorso che poi è stato cancellato per esigenze elettorali. Quello che dico non deriva da insoddisfazione o da mancate candidature, è una considerazione sul metodo. La mia eventuale rinuncia a stare nel Pdl, come avevo preannunciato, non avrebbero comunque contemplato altri progetti politici»

«Per chi come me fa politica per il piacere di farla – precisa – rinunciare significa non trasmettere ad altri la passione e la speranza del cambiamento. Inoltre in un momento come questo le mie dimissioni sarebbero state prese come una delle tante: la campagna elettorale ha congelato la politica del quotidiano»

Giacomo Cerboni dissente poi dalla scelta di non indicare il candidato premier «proprio noi che abbiamo voluto il nome del premier sulle schede, adesso accettiamo venga designato dal partito della coalizione che riceverà più voti, un metodo che neppure quando c’era il pentapartito. Si è perso lo spirito iniziale anche nelle candidature, scelte con metodi così poco partecipativi.» Cerboni rivendica il diritto di dissentire sia per chi resta sia per chi esce dal partito «l’elettorato non capisce questa frammentazione, questa scissione pilotata, dopo l’unione nata dopo il discorso del predellino»

«Dopo la campagna elettorale – puntualizza Cerboni – serve un rilancio in questo partito o nel panorama politico del centro destra. Per questo mi metto a disposizione del partito e delle altre forze di opposizione per ricostruire un raggruppamento che possa riunire l’opposizione alla giunta Bonifazi. Mettermi a disposizione significa che, se è necessario, posso rinunciare anche al mio ruolo di capogruppo e dirigente con il fine di ricomporre le fratture all’interno del partito e con coloro che hanno scelto la scissione. Anche perché dopo questa tornata elettorale ce ne saranno altre, e tutti assieme, compresi Monti e Casini, possiamo essere alternativi alla sinistra. Sono a disposizione a dare vita ad un nuovo soggetto che si riconosca nel partito popolare europeo»

Per quanto riguarda la conferenza stampa tenuta pochi giorni fa dai vertici del Pdl per parlare di chi è uscito dal partito Cerboni afferma «Quella non era la risposta da dare e per questo io non c’ero. Se qualcuno ritiene di uscire perché non si riconosce più in una linea politica non può essere criticato perché non lascia anche il proprio ruolo politico, forse dovevano lasciarlo quelli che hanno votato la fiducia sull’Imu. Non mi è piaciuta l’accusa di ingratitudine con l’invito a lasciare posti che si occupano grazie al partito»

La proposta di Giacomo Cerboni, dopo le elezioni, è di «ricercare tutte quelle persone che se ne sono andate perché non riuscivano a sentirsi parte di un certo percorso e riunirle in ciò che è o potrà diventare, evolvendosi, il Pdl, recuperando un dialogo tra loro e chi, all’interno del partito, è arroccato sulle proprie posizioni»

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