Memorie di Miniera: il paese e il lavoro

di Silvano Polvani e Maurizio Orlandi

Seconda Parte – La vita del paese era profondamente condizionata dal ritmo della miniera. Ogni mattina il suono della “ Corna “ dava alle sette il segnale di inizio del primo turno di lavoro e annunciava agli abitanti l’inizio di una giornata; questo suono si faceva nuovamente sentire alle 12 e alle 12,30 per segnalare l’inizio e il termine della sosta per il pranzo ai lavoratori addetti alle lavorazioni esterne, ed infine alle 15 e alle 23 per annunciare rispettivamente l’inizio del secondo e del terzo turno di lavoro. Era la sirena della miniera in sostanza, a scandire il ritmo di vita di Gavorrano e tutti gli abitanti erano ormai soliti riferirsi a questo segnale più che ad altre forme di scansione temporale.

Un rumore sordo, ritmico ed incessante, proveniente dagli impianti esterni di trattamento del minerale, accompagnava per tutto l’arco della giornata le occupazioni dei gavorranesi, così ogni mattina, un improvviso e fragoroso boato indicava l’esplosione nel cantiere “ Cava Rocce “, necessaria per abbattere lo sterile destinato alle operazioni di ripiena delle gallerie. Alla sera poi tutti i rumori si attenuavano gradatamente, per la sospensione dei lavori nei reparti esterni, ma non si annullavano del tutto, in quanto durante la notte il silenzio era rotto da un continuo sibilo provocato dal pozzo di riflusso e dallo stridio delle pulegge dell’argano di estrazione che continuava a manovrare in su e in giù l’ascensore per il trasporto del minerale.

Il rumore della miniera in sostanza, significava per la gente del paese che il lavoro nel sottosuolo procedeva regolarmente. Qualora infatti questi fossero cessati improvvisamente, un’angoscia trepidante e un oscuro presentimento attanagliava tutti: era il segno che qualcosa di grave era accaduto in miniera. Un accorrere di gente si riversava allora verso i piazzali esterni per conoscere il nome della vittima e l’entità del disastro. La miniera sospendeva, in caso di incidente mortale, ogni sua attività, in segno di lutto, fino ai funerali del “Caduto sul lavoro”; dopo di che l’estrazione della pirite riprendeva il suo frenetico ritmo produttivo.

I tre turni di lavoro determinavano inoltre che nell’arco di una giornata solamente una parte degli operai era libera, in quanto un terzo era in miniera, e l’ altro terzo, quello del turno di notte, dormiva. Il giorno festivo, quindi, rappresentava una rara occasione per ritrovare, dopo un’intera settimana, amici e compagni.

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