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Il Film Festival alla sesta edizione: le pellicole indagano il tema della realtà

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GROSSETO – “Realtà” è il tema che sarà indagato, approfondito, scandagliato attraverso il linguaggio cinematografico, nella sesta edizione del Siloe Film festival, in programma dal 19 al 21 luglio al monastero dell’Incarnazione a Poggi del Sasso (Grosseto).

L’evento culturale è organizzato dalla comunità monastica di Siloe, attraverso il proprio centro culturale “San Benedetto” con la collaborazione della Fondazione Ente dello spettacolo, della Fondazione Comunicazione e Cultura della Cei e dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Il festival gode del patrocinio della Diocesi, della Regione Toscana e della Provincia.

Direttore artistico, fin dalla prima edizione, è il regista e attore Fabio Sonzogni.
Laureato in Architettura, haa lavorato in teatro con i registi Luca Ronconi, Dario Fo, Antonio Syxty, Antonio Latella. Dal 2000 lavora come regista. Il suo ultimo lavoro teatrale “Signorina Julie” di Strindberg è in tournée. Il suo cortometraggio in pellicola “Foglie di cemento” ha partecipato a 35 festival internazionali vincendone 7, tra i quali: Rotterdam Film Festival, Dresda Film Festival, Cork Film Festival, Genova Film Festival, Cinecittà Roma Festival. È stato invitato a rassegne internazionali tra le quali: New York, Londra, Parigi, Madrid e Dresda. All’attività in campo cinematografico, Sonzogni unisce quella di insegnante di storia dell’arte nei licei grossetani.

IL TEMA
“La società odierna è assetata di divertimenti e vacanze. L’industria della distrazione è assai fiorente e la pubblicità disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono. Il concetto di vita, oggi dominante, non ha il baricentro nell’attività e nell’impegno, ma nell’evasione”. E’ un passaggio della meditazione di papa Francesco all’udienza generale del 5 settembre 2018. Una riflessione ripresa per inquadrare il tema della sesta edizione del Festival.

“L’uomo – diceva sempre papa Francesco in quella circostanza – non si è mai riposato tanto come oggi, eppure l’uomo non ha mai sperimentato tanto vuoto come oggi! Le possibilità di divertirsi, di andare fuori, le crociere, i viaggi, tante cose non ti danno la pienezza del cuore. Anzi: non ti danno riposo!” E accanto alle parole del Papa, c’è il mito della caverna, elaborato da Platone nel VII libro della sua “Repubblica”, attraverso il quale il filosofo greco già nel IV secolo a.C. rifletteva su quale sia la condizione dell’umanità “in rapporto – scrive il filosofo Umberto Curi, amico del Siloe Film Festival – alla capacità di acquisire la conoscenza della vera realtà, le idee, al di là del mondo del divenire, delle apparenze in cui siamo immersi”.
E se questo era vero nel IV secolo prima di Cristo, lo è a maggior ragione oggi per noi, uomini del terzo millennio, più che immersi nell’apparenza.

13 PELLICOLE IN GARA

Il tema sarà approfondito attraverso i 13 cortometraggi finalisti dell’edizione 2019 del festival, che saranno proiettati più volte nel corso dei tre giorni, ma anche attraverso l’incontro con pensatori del nostro tempo, che approfondiranno più aspetti della realtà.

Selezionati fra 2156 i film pervenuti da tutto il mondo, le tredici pellicole finaliste provengono: due ciascuno dall’Italia, dalla Russia e dall’Iran, mentre una ciascuna dal Belgio, dall’Afghanistan, dal Canada, da Israele, dalla Spagna, dalla Svizzera e dalla Germania

Ecco i titoli.

“All inclusive”, corto svizzero della durata di 10 minuti, diretto da Corina Schwingruber Ilic. Esercizi ginnici sul terrazzo, un trenino nella sala da pranzo, un servizio fotografico con il capitano o un concorso di bellezza per tutte le età: il divertimento è garantito ventiquattro ore al giorno su una nave da crociera, mentre si galleggia insieme alla propria camera d’albergo. Le fortezze marine da vacanza sono di moda e il business prospera. Nella scia della nave maestosa restano un cumulo di ricordi digitali e la nuvola dei fumi di scarico all’orizzonte.

“Colorless”, pellicola afghana di 7 minuti diretta da Abdulhamid Mandgar. Narges è una ragazza che ha passione per la danza, e ogni volta che balla, suo fratello la picchia, fino a quando …

“Killing time” (Italia, 6minuti) per la regia di Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli. E’ un film sulla relazione essere umano-tempo raccontato attraverso l’esperienza di cinque migranti che vivono in un campo per 18 mesi.

“Loston son” (Belgio, 10 minuti e 9 secondi), di Luca Peres-Bota. Un giovane adolescente cerca di venire a patti con il suicidio di suo padre. Non sa che la risposta è più vicina di quanto pensi.

“Old mans heacy sleep” (Iran, 15 minuti), di Mahziar Shirazi. Un film che parla della famiglia moderna dove la solitudine è dominante. Racconta la vita di un vecchio che dopo la partenza dei suoi figli desidera la propria morte. Il suo unico compagno è un uomo che vive al piano di sotto.

“Retouch” (Iran 19minuti e 30), regia di Kaveh Mazaheri. Il marito di Maryam ha un incidente in casa e invece che aiutarlo lei lo guarda morire.

“Santa estasi” (Italia, 60 minuti), di Lucio Fiorentino. Docufilm che racconta dall’interno il processo creativo nell’ambito del progetto teatrale ⦁ Santa Estasi. Atridi: otto ritratti di famiglia, Corso di Alta Formazione realizzato per l’ERT da Antonio Latella, tra settembre 2015 e aprile 2016.

“See you tomorrow” (Canada, 3 minuti), di Katarzyna Kochany. Due poliziotti trovano una profonda intimità all’indomani di un caso che li ha spinti entrambi al di là del limite.

“Temptation” (Russia, 16 minuti), di Sergey Nikolaev. La moglie, tornando a casa dopo essersi incontrata con l’amante, vuole che suo marito la lasci andare a San Pietroburgo per il compleanno di sua figlia, ma in realtà il volo la porterà altrove …

“The return” (Russia, 8minuti e 50), regia di Liudmila Komrakova. Un soldato torna a casa dalla guerra e cerca nelle cose il passato felice. Trova l’abito della moglie che vestiva quando danzavano il tango insieme. Anche la moglie la sera torna a casa, ma i due non si incontrano nonostante la compresenza. Sono nello stesso spazio ma non nello stesso tempo.

“Xiao Xian” (Spagna, 17 minuti), di ⦁ Jiajie ⦁ Yu. Xiao Xian è incaricata di confezionare un abito rosso. Sua madre ha deciso che in quella notte lei si occuperà di quel lavoro, come al solito Xiao Xian obbedirà. Sheng Xia, la sua migliore amica, si presenta in sartoria per convincerla a fare festa quella notte. Xiao Xian accetta. Sarà un’avventura in penombra che svelerà alcune verità.

“What if” (Germania, 14minuti e 40), di Linda Gasser Il film narra la storia di Achille ed Eleni. Lui lotta contro l’influenza dei big data, che annulla la libertà individuale. Le bizzarrie di Achille, i suoi desideri umani, sembrano assurdi in questo mondo orientato all’efficienza. Quando va alla ricerca di quella connessione spontanea e autentica, trova ostacoli ad ogni azione.

Tutte le opere sono state prodotte negli anni 2016-2019.

I RELATORI

Alessandro Zaccuri, Stefano Ricci, Umberto Curi, Marco Liviero, Andrea Zambelli e Gabriele Romagnoli. Saranno questi gli ospiti chiamati ad arricchire di ulteriori contenuti la VI edizione del Siloe Film Festival. Giornalisti, filosofi, scrittori, uomini di cultura: ciascuno, dal suo speciale osservatorio, approfondirà il tema “realtà”, scelto quest’anno dagli organizzatori.

Aprirà, venerdì 19 luglio, alle 18, nella sala-auditorium del monastero di Siloe, Alessandro Zaccuri, con una conferenza dal titolo “Realtà vince il sogno”. Classe 1963, originario di La Spezia, Zaccuri è giornalista di Avvenire ed autore di romanzi e di saggi. Si è spesso occupato del rapporto tra cristianesimo e immaginario contemporaneo, tema che compare anche nel racconto autobiografico Nel nome (NNE, 2019).

Sabato 20 luglio sarà la volta di Stefano Ricci, che alle 10, terrà un incontro dedicato al tema “In realtà”. Ricci, grossetano, 58 anni, è docente di Filosofia e storia al liceo scientifico del Polo liceale “Aldi” di Grosseto. E’ autore di diversi articoli su riviste specializzate e pubblicazioni.

Sempre sabato 20, ma alle 18, la conferenza del prof. Umberto Curi, un affezionato ospite del Siloe Film Festival, che quest’anno approfondirà il tema “Liberare per essere liberi”. Dal 1986 è professore ordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Padova, presso la quale ha presieduto anche il corso di laurea in Filosofia, dal 1994 al 2008. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia. Negli anni ‘70 incontra Massimo Cacciari, con cui instaura un sodalizio solido e fecondo, all’insegna di una comune ricerca del nuovo, e di un impegno teoretico rigoroso, che va oltre il piano strettamente scientifico, in direzione di una partecipazione civile e politica ispirata alla massima autonomia del lavoro intellettuale. Nella sua più matura attività di ricerca, si possono individuare tre fondamentali linee di indagine: la riflessione sul nesso politica-guerra e sulla nozione teoretica di polemos; la valorizzazione della narrazione, sia intesa come mythos, sia concepita come opera cinematografica; la meditazione su alcuni temi fondamentali dell’interrogazione filosofica, quali l’amore e la morte, il dolore e il destino.

Domenica 21 alle 10 sarà la volta di Marco Liviero, che terrà la conferenza dal titolo “Shakespeare tra sogno e realtà”. Padovano di origine, Liviero da circa vent’anni insegna inglese a Eaton, famosissimo college britannico, da cui escono primi ministri, politici, attori e dove si formano anche i membri della famiglia reale. Sempre domenica 21, alle 15, il documentarista Andrea Zambelli terrà una conferenza sulla “rappresentazione nel cinema del reale”. Zambelli Lavora sui documentari di creazione dal 2000. Il suo film “Di madre in figlia” (2008) è stato l’unico documentario italiano selezionato al Toronto International Film Festival 2008. Chiuderà, alle 18, il giornalista Gabriele Romagnoli, con la conferenza “Realtà e percezione”. Romagnoli scrive per Repubblica e La Stampa (per cui è stato inviato e corrispondente dagli Stati Uniti) ed è autore di una decina di libri, tra cui “Solo bagaglio a mano”; “Coraggio” e “Senza fine”.

Ma perché un festival cinematografico?
“L’attività culturale – spiega fr. Roberto Lanzi, monaco responsabile del centro culturale San Benedetto – è un modo per riconsiderare, con l’apporto anche delle scienze umane, la fatica dell’essere uomini e quindi indagare, scandagliare l’umano. In questi anni ci siamo preoccupati di approfondire i temi delle dinamiche umane, ma anche della relazionalità fra uomo e ambiente. Il Siloe Film Festival vuol essere un’occasione di riflessione, incontro e confronto attraverso il cinema sui temi dell’umano coi tanti che si interessano della fatica del vivere. Noi monaci – sottolinea a tal proposito fra’ Roberto – siamo persone, sì in “fuga” dalla mondanità, ma non in fuga dal mondo e, quindi, non in fuga dall’umanità, che sulle strade del tempo consuma la fatica esperienziale della discoperta della propria vera identità, che fin dall’inizio dei tempi il creatore di tutte le cose ha “nascosto” nel creato. Uno dei tanti linguaggi attraverso cui si può dare voce e/o narrare anche di questi percorsi che, nella loro pluriformità, sono tutti percorsi verso la verità, è, appunto, il linguaggio cinematografico”.

Quest’anno il Festival ambisce a provare a rispondere ad alcuni interrogativi “non in forma di risposta – precisa Fabio Sonzogni – ma come il buon cinema sa fare, in forma problematica”. Quali sono questi interrogativi? “Quando oggi utilizziamo la parola realtà – risponde il direttore artistico del Sff – siamo certi di indicare la stessa cosa che i nostri interlocutori, udendola, immaginano? Il cinema non è forse la caverna delle apparenze? L’arte è capace di narrare la luminosità del vero? A realtà viene spesso associato il termine verità e c’è chi tra i due inserisce il segno di equivalenza. La relazione tra loro credo stia mutando; è quindi opportuno interrogarsi”.

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