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Gli artisti della stamperia Bisonte in mostra a Massa Marittima

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Gli Artisti del Bisonte

MASSA MARITTIMA – L’associazione culturale Art@ltro, in collaborazione con il Comune di Massa Marittima, lo studio di grafica Petribros e la Galleria d’arte Spaziografico presenta una mostra importante che rappresenta un’occasione per vedere riuniti tanti artisti e tanta storia legata alla migliore tradizione culturale italiana.
Il Bisonte è una delle più grandi stamperie d’arte, capace di attrarre i più importanti artisti dal dopoguerra in poi, tra i quali Picasso, Carrà, Moore, Severini, Sutherland, Soffici, Guttuso…

Grazie a questa tradizione che si rinnova anno dopo anno, al Bisonte si sono susseguiti e formati grandi maestri provenienti da diversi Paesi che, con le loro opere, rappresentano al meglio il valore di un’idea e di una realtà che evolve nel tempo, sulla scia del messaggio della fondatrice Maria Luigia Guaita… “meglio fatti che parole”.

STORIA
Il Bisonte è nato nel 1959 come stamperia d’arte. La sua prima vera sede, dopo un breve soggiorno nel viale Milton, fu in un locale di via Ricasoli, vicino a Piazza del Duomo a Firenze. Maria Luigia Guaita, la fondatrice, era appena rientrata da un soggiorno in Scozia, dove aveva appreso la tecnica litografica nello studio di una pittrice amica. Si unì a lei un gruppo di intellettuali fra i quali Giorgio Luti, storico della letteratura italiana, Carlo Ludovico Ragghianti, storico dell’arte, Enrico Vallecchi, editore ed Odoardo Strigelli.
 
L’architetto Aristo Ciruzzi disegnò il logo della stamperia, un bisonte in posizione d’attacco, circondato da due semicerchi, uno rosso, l’altro nero. La Guaita aveva scelto il bisonte per due ragioni: era stata la prima immagine disegnata dall’uomo per rappresentare il mondo a lui circostante, come dimostrano i segni incisi nelle grotte di Altamira, in Spagna, e incarnava poi la forza dell’animale pacifico, idea che ricordava la lotta partigiana da loro vissuta.
Rodolfo Marghaeri, pittore e incisore di riconosciute qualità, iniziò una collaborazione con la Guaita che si concluse solo con la morte di lui, avvenuta nel 1967. Presso L’Istituto Geografico Militare Margheri trovò antichi torchi e due torcolieri abilissimi, Guerrando Giachetti e Piero Innocenti.
 
I primi artisti invitati al Bisonte furono gli informali Carmassi, Moreni, Scanavino, Giò Pomodoro. Il successo non fu immediato: solo più tardi, quando Enrico Vallecchi portò al Bisonte gli artisti classici della cosiddetta generazione del ’10 – Ardengo Soffici, Gino Severini, Carlo Carrà, Alberto Magnelli – che erano passati attraverso il Futurismo, ci fu la risposta del pubblico.
 
Numerosi furono gli artisti, italiani e stranieri, che risposero all’invito della stamperia. Picasso, nel 1962, stampò al Bisonte l’unica lito fatta in Italia. Nel 1964, curata da Carlo Ludovico Ragghianti e con la collaborazione di 50 artisti italiani, nacque una cartella a favore dell’Associazione Nazionale Spastici.
Fra gli artisti che si distinsero per la loro assiduità vanno ricordati Maccari, Luigi Bartolini, Mattioli, Faraoni, Annigoni. Fra gli stranieri Moore, Lipchitz, Chadwich, Calder, Sutherland, Wunderlich, Tamayo, Folon. 
 
Il 4 novembre del 1966, giorno dell’alluvione di Firenze, segnò un momento di svolta anche per il Bisonte, che si era trasferito da poco nell’antico quartiere di San Niccolò, dove tuttora ha la sua sede. I locali furono invasi dalle acque dell’Arno, la Guaita si salvò uscendo da una finestra del mezzanino, molte opere furono danneggiate o addirittura perdute. 
 
Numerosi artisti accorsero per dare il loro aiuto nell’opera di ricostruzione. Fra questi Henry Moore, che realizzò incisioni imperniate sulla figura umana rimaste famose. La Guaita, nel 1972, riuscì ad organizzargli una mostra di sculture al Forte Belvedere – la prima allestita in quella sede – in concomitanza con una esposizione al Bisonte dell’opera grafica.
Nel 1983 Il Bisonte diventò Centro Culturale no-profit e, poco dopo, nelle ex- scuderie di Palazzo Serristori, fu aperta la Scuola Internazionale di Grafica d’arte (diretta dal professor Rodolfo Ceccotti), che da allora accoglie studenti provenienti da tutto il mondo.
 
L’attività del Bisonte continua sia come Scuola che come Centro Culturale, Stamperia e Galleria. Il Bisonte entra nel nuovo millennio con un nuovo catalogo in divenire, composto da schede dedicate ad artisti scelti sia fra incisori già presenti nei cataloghi precedenti come Arroyo, Bruni, Faraoni, Francesconi, Kraczyna, Vignozzi, che fra ex allievi come Aiosa, Landucci, Ortega e Burlizzi, divenuti, questi ultimi, insegnanti della scuola stessa. Ma non mancano i nomi nuovi, come Alinari, Ceccotti – ancora alla direzione della scuola – Cacciarini, Scatizzi, Mannocci, Stelluti, Wood, De Denaro, Harashina. Le loro opere sono state stampate prevalentemente sui torchi della scuola. Alcuni di questi maestri, pur non comparendo nei cataloghi, avevano già collaborato con il Bisonte per una cartella dedicata al trentennale dell’alluvione. 

Nel 2005 la galleria e la scuola si uniscono nuovamente in un’unica realtà: la fondazione Il Bisonte per lo Studio della Grafica d’Arte. Maria Luigia Guaita muore pochi anni dopo, nel dicembre del 2007, dopo aver visto muovere i primi passi della nuova creatura.

Durante questi ultimi anni le attività del Bisonte sono state molte: sono state organizzate mostre con le stampe degli allievi, come a Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno (Pisa), all’Accademia della Arti e del Disegno di Firenze ed presso molti Centri e Istituti di Cultura Italiani nel mondo: Brasile, Argentina e Stati Uniti per citare solo i più importanti; Il Bisonte è stato invitato a partecipare a fiere, tra cui Estampa, la fiera della Grafica d’Arte di Madrid, ad innumerevoli rassegne artistiche, e perfino teatrali, come quella del teatro Povero di Monticchiello (Siena); molte anche le collaborazioni con accademie, università, scuole e centri per l’incisione nazionali e internazionali. Di pari passo le mostre in galleria, per qualità e per numero, confermando il ruolo di riferimento nell’ambito nazionale per questa attività. Degli ultimi anni, invece, l’impegno con i bambini: sia per avvicinarli alla pratica dell’incisione sia per coltivare il gusto del collezionismo.

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