Grosseto

Malati di Covid a casa con il braccialetto: così si evita l’ospedale

braccialetti covid

GROSSETO – Sono 30 i braccialetti che daranno il via anche in provincia di Grosseto all’innovativo servizio di assistenza sanitaria da remoto della Asl Toscana sud est, per i malati Covid, partito da qualche giorno su Arezzo.

I dispositivi saranno distribuiti a pazienti positivi in isolamento domiciliare in condizioni di maggiore solitudine, perchè anziani o residenti in zone isolate, e con quadro clinico più severo in relazione a particolari fattori, tra cui l’ossigenazione del sangue, ma non tale da necessitare il ricovero.

Il servizio è gestito dai professionisti del 118, con il coordinamento sulle tre province della Sud est del Dipartimento di Emergenza Urgenza, che in sinergia con gli operatori delle Usca, avranno in tempo reale e costantemente monitorate le condizioni di salute dei pazienti con il braccialetto e potranno così modulare e programmare interventi ad hoc in maniera più veloce e mirata.

“I braccialetti sono un’importante novità nella gestione del paziente Covid – spiega il direttore generale della Asl Toscana sud est, Antonio D’Urso – Si tratta di un sistema integrato che mette insieme le competenze e le disponibilità del 118 e delle Usca. In questo modo garantiamo un ulteriore livello di sicurezza anche per pazienti che, pur positivi al Covid, non hanno bisogno del ricovero ospedaliero. E’ una garanzia per la loro salute e sicurezza, ma anche un aiuto a vivere, in minor solitudine, una malattia che, anche nel caso sia senza sintomi, genera spesso ansia e senso di angoscia”.

In particolare, i dispositivi, monouso e attivi h24 per dieci giorni, inviano ogni 5 minuti a 118 e Usca i parametri essenziali: ossigenazione, frequenza cardiaca, indice di qualità del segnale della saturimetria e temperatura corporea. Le risposte terapeutiche sono diversificate in tre programmi di cura: uno standard, uno per gli over 75, uno per chi è affetto da BPCO – broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il braccialetto viene applicato dall’Usca o dai medici dell’automedica e dei mezzi attrezzati del 118. Questa tecnologia consente al paziente, anche se visitato solo presso il proprio domicilio (in regime ordinario da Usca o in urgenza dal 118) e senza accesso al pronto soccorso, di ricevere assistenza e presa in carico di ottimo livello.

I pazienti individuati devono avere uno smartphone per rispondere alle eventuali domande dei medici, anche tramite messaggi Whatsapp. Se la persona non è in grado di farlo, il 118, in caso di problemi, non la contatterà tramite telefono, ma manderà direttamente il medico a casa.
Il monitoraggio è fatto in automatico dal sistema: nel momento in cui rileva un trend negativo, allerta la Centrale che può così contattare il paziente e valutare la situazione. Inoltre somministra un questionario predefinito al paziente, consentendo di rilevare situazioni di allarme (incapacità di alzarsi, malessere particolare, mancata assunzione di terapia, ecc.).

“Questo sistema innovativo permette una migliore e più completa comprensione delle condizioni dei pazienti a cui possiamo rispondere con interventi diversificati e personalizzati – spiega Robusto Biagioni, direttore Servizio 118 provincia di Grosseto – Oltre al monitoraggio costante, infatti il sistema fa domande al paziente attraverso lo smartphone ed elabora le risposte, allertando USCA e 118 in caso di anomalia. I medici Usca e del 118 potranno così aver chiara la situazione del paziente e intervenire in tempo in caso di problemi o programmare visite domiciliari solo in caso di reale bisogno”.

“Il Covid è una patologia della solitudine – conclude Massimo Mandò – direttore Dipartimento Emergenza-Urgenza – Molti pazienti vengono assaliti dal senso di angoscia e si sentono soli, soprattutto quando cala il buio e ancora di più se abitano in zone più sperdute. Con questo progetto vogliamo essere più vicini e più presenti. Sapere di essere sempre monitorati da professionisti sanitari, stando a casa e con gli stessi standard di controllo che avrebbero se fossero in ospedale, è motivo di sicurezza e tranquillità per i pazienti che aderiranno anche meglio alla cura”.

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