Arte e cultura

“E vedrai Santafior come si cura”: al via il viaggio virtuale tra le bellezze del borgo amiatino

santa fiora veduta

SANTA FIORA – «”E vedrai Santafior come si cura”, è una delle versioni in cui ci è giunto il verso dantesco che ricorda il nostro paese nel canto VI del Purgatorio della Divina Commedia. Nella situazione attuale in cui ci troviamo, come concittadini e membri della comunità nazionale e internazionale, costretti come siamo a restare a casa per sconfiggere l’epidemia di covid, quel verso ci ha ispirato un’iniziativa a cui diamo avvio in collaborazione con l’Università di Firenze».

Ad annunciarlo, in una nota, il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi.

«Ogni giorno – spiegano -, a partire da sabato, pubblicheremo su Facebook e Instagram un breve post dedicato a uno dei luoghi della cultura e della memoria del nostro centro storico, per concederci una visita virtuale collettiva e un momento di riflessione e riappropriazione del ricco patrimonio culturale santafiorese, che non possiamo in questo momento visitare di persona.

Testi e immagini sono tratti dalla cartellonistica virtuale realizzata per il Comune dal gruppo di archeologi fiorentini diretto da Michele Nucciotti e di cui fanno parte Marianna De Falco, Diletta Bigiotti e Ambra Ulivieri, l’architettura tecnologica è stata realizzata da Alfonso Fiorentino.

Confidando che l’iniziativa possa essere gradita ai concittadini e a tutti gli amici e lettori della nostra pagina, che invito a condividere e commentare i post, e nella convinzione che anche la cultura faccia parte della cura in questo tempo che ci impone restrizioni e distanziamento sociale, auguro a tutte e a tutti buona lettura».

Ecco il primo post:

#1 Oggi parliamo di: Pieve della Sante Flora e Lucilla

Edificata a partire dal 1382 sui ruderi del palazzo del conte Giovanni Aldobrandeschi, la pieve conserva una straordinaria raccolta di opere in maiolica di Andrea della Robbia, fatte eseguire da Guido Sforza forse in occasione della visita di papa Pio II a Santa Fiora, nel 1463. Il rosone duecentesco proviene probabilmente dalla chiesa di San Leonardo, che si trovava in piazza di Castello. La pieve attuale sostituì nel Quattrocento la pieve vecchia, situata fuori dal centro storico e andata distrutta in un incendio. Fu allora che venne commissionato il prezioso reliquiario delle sante Flora e Lucilla.

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