Gavorrano

Storie (stra)ordinarie: Cristiana, dalla Maremma alla Task force nazionale della Protezione civile fotogallery

Storie (stra)ordinarie: Cristiana Incagli

GAVORRANO – Dai tamponi “drive thru” nei paesi maremmani al cuore dell’emergenza in Emilia Romagna, è questo il racconto odierno per la nostra rubrica “Coronavirus, storie (stra)ordinarie”. La protagonista è l’infermiera Cristiana Incagli che settimana scorsa è stata selezionata per la Task Force infermieristica nazionale della Protezione Civile.

A fine marzo il dipartimento aveva pubblicato un bando alla ricerca di 500 infermieri per far fronte all’emergenza coronavirus. La maremmana Cristiana Incagli, residente a Gavorrano e da 28 anni infermiera al distretto di Roccastrada per le cure primarie, ha risposto subito all’appello del dipartimento ed è stata selezionata tra i 9.500 infermieri di tutta la Penisola che avevano aderito al bando. Cristiana ha infatti delle competenze specifiche, non solo grazie al suo bagaglio di esperienze professionali, ma soprattutto perché è specializzata nei trattamenti respiratori, una competenza primaria richiesta per il trattamento dei pazienti Covid.

La sua esperienza è inizia venerdì scorso, il 17 aprile, quando lascia la sua famiglia con quattro figlie e il padre anziano per partire verso Roma, alla sede della Protezione Civile, dove incontrerà altri infermieri selezionati come lei. A tutti viene effettuato il tampone, infatti la loro sicurezza è un obiettivo primario, e sarà il capo di dipartimento Angelo Borrelli personalmente, a spiegare il funzionamento della Task Force e a dividere il gruppo su tutta l’Italia in base alle emergenze regionali. Cristiana il giorno successivo si trova già su un volo dell’Aeronautica Militare per Bergamo insieme ad altri tre colleghi. Lì vengono accolti dall’assessore regionale Lara Magoni e suddivisi in due coppie. Cristiana, insieme a un collega, viene assegnata a una casa di riposo in provincia di Modena.

La Rsa, dov’è in servizio da lunedì 20 aprile, si trova in una piccola frazione di appena 200 abitanti nel cuore dell’Appennino Modenese. Nella struttura, dove i primi di aprile è scoppiato un focolaio Covid, più della metà degli ospiti è stata contagiata. Non solo, anche una buona parte del personale sanitario è risultata positiva e c’era un disperato bisogno di rinforzi professionali. In tutto ci sono dodici ospiti morti, 29 persone risultano contagiati, come riportano i media locali. Attualmente nella Rsa, trasformata in struttura Covid, sono ricoverate circa venti persone.

«Ho trovato una situazione drammatica – racconta l’infermiera maremmana che presterà servizio per circa tre settimane -. La Rsa in pochi giorni si è trasformata in una struttura Covid con pazienti fragilissimi. Ho trovato dei colleghi devastati, i morti sono tanti e per gli operatori è difficilissimo. Volevano bene ai loro ospiti. Qui è scoppiata una bomba sanitaria ed è molto complicato gestirla».

Le giornate lavorative sono difficili anche per le misure di sicurezza. Cristiana per tutta la durata del suo turno deve indossare una «tuta spaziale», come la definisce lei, con cui non riesce nemmeno a mangiare. Insieme ai colleghi è alloggiata in un ostello a pochi chilometri dalla Rsa, dove si concede poche ore di sonno dopo aver avvisato la sua famiglia rimasta in Maremma che sta bene. La prossima settimana compierà gli anni, sarà lontana da casa e da sola, ma non le dispiace perché sa che lì ora c’è bisogno di lei.

Alla domanda perché ha aderito al bando della Protezione Civile, risponde con naturalezza «Noi siamo infermieri, se c’è bisogno si corre, è normale. Chi svolge questo lavoro come me, con cuore e coscienza, conosce la propria missione e la segue. È quasi un atto dovuto, ecco perché le adesioni al bando della Protezione Civile sono state così numerose. Noi infermieri siamo così, conosciamo la sofferenza e vogliamo aiutare dove c’è bisogni di noi».

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