Coronavirus

Rsa Pizzetti: «La struttura fu chiusa ai familiari ma non agli ospiti esterni del diurno»

Inaugurazione nuova ala ospedale Asl sanità

GROSSETO – Sono preoccupati i familiari degli ospiti della Rsa Pizzetti. Per questo hanno deciso di scrivere, tra gli altri, alla direzione della Rsa, al Coeso, alla Asl e a Prefettura e sindaco di Grosseto.

Dopo la scoperta di «un ospite positivo al Covid-19 avvenuta il 22 marzo, sono stati effettuati i tamponi a tutti gli ospiti e sono emersi, il 23 marzo, dieci casi positivi tra gli ospiti e due tra gli operatori».

«Gli ospiti sono stati dunque divisi in due “reparti”: quello inferiore adibito a Covid 19 e quello superiore agli ospiti negativi. Gli ospiti Covid sono stati dunque sistemati in quello che era il salone addetto al centro diurno, che era stato chiuso agli utenti il 13 marzo» affermano le rappresentanti dei familiari Lucilla Papini, Caterina Nesti, Meri Bicocchi, Claudia Minucci.

«Sottolineiamo infatti, che, mentre ai familiari degli ospiti residenti era già stato interdetto l’accesso alla struttura da alcuni giorni, solo il 13 marzo è stato chiuso il centro diurno, al quale accedevano numerosi soggetti esterni quotidianamente, che poi venivano riportati presso le proprie abitazioni dai familiari con ogni conseguenza in ordine a possibili contagi».

«Noi familiari abbiamo subito ravvisato l’inidoneità della struttura a gestire una tale emergenza significandolo all’azienda sanitaria ed alla cooperativa che gestisce la struttura mediante pec del 23/24-3.2020, ad oggi rimase inevase e di cui si ribadisce il contenuto» prosegue la nota dei familiari.

«In ogni caso sin da subito è stato chiaro che gli operatori gestivano sia i pazienti Covid che i non – Covid (addirittura presenza di un solo infermiere nel turno pomeridiano), che mancavano i necessari presidi (anche a tutela degli stessi operatori), che mancavano i materiali per “duplicare” al piano di sotto una struttura residenziale (letti, materassi , dispositivi medici, lavapadelle etc), che mancava il personale per duplicare e dividere del tutto il servizio di assistenza, che mancavano i percorsi pulito/sporco, che era difficile anche ottenere quotidiane informazioni dei pazienti e che, soprattutto, mancava il necessario presidio medico per controllare periodicamente gli ospiti».

«Solo in data 26 marzo è stato fatto un accesso Asl presso la struttura, alla quale ha potuto partecipare un familiare in quanto operatore sanitario presso l’ospedale di Grosseto in possesso di idonea attrezzatura per accedere al settore “Covid”. E’ stato visionato il reparto Covid, dove sono presenti 9 ospiti  e di questi ben quattro erano in condizioni precarie: infatti nella giornata è stato necessario chiamare il servizio del 118 più volte».

«La zona adibita a Covid in pratica è la sala ricreativa dove venivano fatte le festicciole e dove si svolgeva l’attività del centro diurno e quindi assolutamente non  idonea per ricoverare  gli ospiti positivi al coronavirus (tutti sistemati insieme in un’unica stanza peraltro senza alcun presidio a tutela della privacy visto che sono uomini e donne). Infatti sono presenti letti numero 8 tipo brandina senza sponde  e solo due letti ergonomici (che hanno la possibilità di sollevare la parte anteriore). Tutti i letti sono privi di materassi antidecubito e questo mette ad alto rischio di piaghe da decubito gli ospiti in quanto sono quasi tutti fermi a letto; sono quasi assenti le prese elettriche per poter eventualmente collegare aspiratori,  saturimetri  e comunque ogni macchinario di tutela alla salute; alla data di questo accesso erano presenti in struttura solo quattro bombole di ossigenoterapia insufficienti a garantire a tutti l’ossigeno terapia continuata nelle 24 ore» continua.

«E’ stata rilevata la mancanza di presidi monouso come pappagalli, padelle: infatti vengono usate le solite padelle per tutti e poi vengono lavate e sanificate addirittura al piano di sopra dove alloggiano i pazienti non Covid che sono all’incirca una trentina (non è difficile immaginare cosa possa comportare il portare in giro una padella piena di deiezioni per tutta la struttura fino al piano superiore che dovrebbe essere assolutamente distinto dall’area Covid). Sempre nel detto accesso alla struttura si è rilevata la presenza in area Covid di un solo saturimetro per tutti i nove degenti ed addirittura l’assenza di un termometro timpanico per rilevare la temperatura».

«Essendo una Rsa non è presente nessun medico. Ai medici curanti è stato vietato l’ingresso in struttura e quindi gli ospiti sono monitorati dagli infermieri che tre volte al giorno comunicano ai medici Usca, tramite messaggi WhatsApp i parametri vitali. Nessun medico in questi giorni si è recato personalmente a visitare gli ospiti positivi. E’ appena il caso di osservare che pare difficile fare diagnosi senza visitare il paziente, quanto meno una volta al giorno, e capire se c’è necessità di integrare/modificare la terapia in atto (ove ci sia)».

«Gli ospiti a nostro sommesso avviso usufruiscono di un’assistenza medica precaria dovuta, come detto, alla inidoneità della struttura per tale “emergenza” e alla mancanza di presidi idonei. Ad esempio, tutti gli ospiti sono privi di un accesso venoso né hanno un catetere vescicale e questo perché non è presente nessun medico che possa prescrivere una infusione endovenosa idratante o terapeutica. Per lo stesso motivo non è possibile eseguire esami importanti come l’Ega (emogasanalisi) per verificare l’effettiva ossigenazione del sangue o altri esami ematici, né lastre ai polmoni necessarie per verificare la compromissione dell’attività polmonare dei Covid» continuano i parenti.

«Si precisa che, da subito, noi familiari abbiamo richiesto, nelle pec indicate sopra, la necessaria assistenza medica (sarebbe sufficiente un accesso quotidiano da parte di un medico per verificare lo stato di salute degli ospiti), ma ad oggi nessuna risposta a questo ci è stata data. In compenso ci viene evidenziato che i pazienti Covid hanno un bel giardino da potere utilizzare con accesso diretto dal loro stanzone promiscuo uomini/donne».

«Altra criticità che è emersa in questi giorni è quella che gli infermieri continuano ad essere fatti turnare non solo tra reparto Covid e non Covid, come già evidenziato nelle nostre precedenti pec, ma spesso scendono e salgono tra i piani per passarsi il telefono con evidente rischio di contaminazione tra gli ambienti; peraltro pare che tutti gli infermieri  e Oss utilizzino uno stesso ed unico spogliatoio ricavato nella sala  tv dove non c’è né doccia né lavandino per lavarsi le mani, con evidente promiscuità del percorso pulito/sporco».

«L’assistenza viene garantita dagli infermieri e Oss con turni della durata anche continuata di 12 ore, posto che pare ci siano assenze e malattie del personale oltre che licenziamenti per reclutamento presso l’Asl: ovviamente questi orari non solo  mettono il personale a dura prova, ma  possono far venir meno la sicurezza sia degli operatori e soprattutto degli ospiti. Al contempo, tenuto conto che nessuno è più salito al piano superiore e che molti dei familiari ivi collocati non sono in grado di interloquire in alcun modo, è difficile anche solo percepire le condizioni degli ospiti non risultati positivi al Covid e comprendere quali siano i presidi e le disposizioni attuate per tenere sotto controllo ulteriori contagi e verificare che ce ne siano. Difficile è anche capire la gestione di questi pazienti, posto che nelle sale di sopra paiono esserci ammassati letti e mobili che tolgono spazio vitale per la mobilità tanto è che gli ospiti pare vengano alzati o a turno o quasi per nulla».

«Tra l’altro, parrebbe che alcuni tamponi degli ospiti al piano di sopra hanno dato risultato non certo, specie in persone più anziane o con gravi patologie – prosegue la nota -. Tutto ciò premesso, a nostro parere, la struttura così come si presenta non è assolutamente idonea a garantire l’assistenza minima a persone positive al Coronavirus né a garantire la tutela degli ospiti risultati non positivi al Covid. La comunicazione e le informative ai familiari sullo stato di salute continuano ad essere carenti ed in alcuni casi addirittura assenti, così come sono discordanti le notizie che vengono date in ordine alla sicurezza della struttura sia per quanto riguarda l’assistenza alla persona che per la questione della limitazione del contagio».

«A tale proposito è appena il caso di osservare che sui social stamani ci sono messaggi in cui si dice che la Rsa Pizzetti sta cercando urgentemente Adb, Oss e infermieri per emergenza Covid 19 con contratto a tempo determinato nonché presidi Dpi (ovvero tute e maschere): è evidente che la struttura al momento è in difficoltà con tutte le conseguenze che ne possono derivare per gli ospiti e per i lavoratori. Con la presente si diffidano dunque l’azienda sanitaria locale, la cooperativa di gestione della struttura ed ogni altro ente preposto al suo controllo, a predisporre immediatamente ogni più idonea misura per la tutela di tutti i pazienti presenti in struttura sia Covid che non Covid, mediante l’impiego di ulteriori risorse anche umane (compreso l’accesso di personale medico in maniera quotidiana) oltre che di beni strumentali oppure anche mediante il loro trasferimento in strutture maggiormente idonee per la gestione di pazienti Covid,  facendo presente che in difetto tuteleremo i nostri familiari in ogni più opportuna sede».

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