La polemica

Animalisti attaccano cacciatori e allevatori: «Non sono i lupi ad aggredire le greggi»

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GROSSETO – “I lupi sono povere creature in cerca di pace e non ci sono prove che attacchino gli allevamenti” a intervenire sulla questione è l’Associazione “Gabbie Vuote” che piuttosto punta il dito contro allevatori e cacciatori.

“Sappiamo che da circa 50 anni il lupo è un animale protetto – spiega una nota di Gabbie Vuote – inserito, in qualità di specie “vulnerabile” nella Lista Rossa redatta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Dopo secoli di persecuzione, portato quasi all’estinzione (100 lupi in Italia), ora non si può catturare, uccidere, disturbare, detenere, trasportare scambiare e commercializzare (Direttiva Habitat)”.

“Animale al vertice della catena alimentare – illustra la nota – può riorganizzare la capacità portante di un ambiente corrotto da decenni di caccia, introduzione di animali alloctoni cinghiali dell’est, minilepri, ibridazioni di fauna selvatica, cinghiale/maiale, lupo/cane, bracconaggio indisturbato, avvelenamento di acqua e terra con il piombo, oltre cento vittime umane ad ogni stagione di caccia, ingresso libero nella “sacralità” della proprietà privata, uccisione legalizzata di milioni di animali innocenti che appartengono a tutti per il divertimento di un miserrimo numero di cacciatori ma, forse nessuno ci pensa, di un potente gruppo di armieri italiani, secondi al mondo dopo gli USA”.

“Da oltre 150 anni nessun attacco agli uomini è stato registrato da parte dei lupi ma lo si accusa di aggredire gli animali – prosegue l’associazione – lo si accusa, ma non abbiamo certezza di documenti e prove valutate, considerata l’ambiguità in cui si muove la comunità antilupo. Il numero di 1500 attacchi denunciati dagli allevatori nell’ultimo triennio in Toscana sono plausibii, sono verificabili, sono realistici? I lupi in Toscana secondo il Ministro Galletti sono 500, sono molto diffidenti, non si avvicinano all’ambiente umano. Si avvicinano invece i cani randagi, inselvatichiti, vaganti, animali che i comuni non controllano, quelli che vivono vicino all’uomo perchè, conoscendolo, non lo rifuggono. Si uniscono facilmente in bande e si incrociano con i lupi. Un ibrido non si può riconoscere se non con l’esame del DNA. Secondo lo zoologo Luigi Boitani, massimo esperto di lupi sono tanti, soprattutto nelle zone rurali del Centro e del Sud Italia, sia sui monti dell’Appennino, sia lungo la costa.

“Ma si sa, come dice il proverbio: Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire – sottolinea la nota – infatti, i signori della caccia e loro adepti, non sentono e non per un’epidemia di sordità ma perchè non vogliono sentire. Occorre buttare fango più volte alla settimana sul lupo affinchè si dia il via alla mattanza, ovvero a quell’esercizio intellettuale, morale, empatico che manda gli animali in paradiso. Si inventa di tutto. Lupi vicino alla piscina, lupi in casa degli hobbisti, lupi nelle strade cittadine, lupi in attesa dei turisti, insomma: lupi ovunque sparsi per la Toscana e pronti a detronizzare l’Homo sapiens”.

“Ci viene impellente il ricordo di Re travicello che “Calò nel suo regno con molto fracasso; le teste di legno fan sempre del chiasso” – conclude l’Associazione – Giuseppe Giusti aveva studiato bene il problema del fracasso. A quando il salto di qualità? Noi speriamo sempre visto che la speranza è l’ultima a morire”.

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