Confagricoltura

Tocchi: «Progettualità locale per sfidare il mercato mondiale. E il Ceta è una grande opportunità»

Attilio Tocchi

GROSSETO – “La Maremma svolge un ruolo strategico per l’agricoltura toscana al punto che, proprio grazie all’esperienza sviluppata negli anni. Il contratto di distretto che noi abbiamo condiviso con la Regione Toscana unisce parte delle province di Arezzo, Siena e Livorno e il progetto prevede lo sviluppo del distretto agroalimentare della Toscana del sud condiviso. I Bandi Pif sono un ulteriore strumento di finanziamento per le imprese che intendono promuovere i propri prodotti e innovare la filiera. Una filiera che comprende la produzione primaria ma anche la trasformazione e la commercializzazione”. Lo ha spiegato il presidente Attilio Tocchi, durante una conferenza stampa di Confagricoltura.

“Vogliamo partire dalla progettualità locale per sfidare il mercato mondiale perché il nanismo commerciale annienta le imprese – aggiunge Tocchi – Una Maremma attenta alle produzioni vitivinicole, alla cerealicoltura di alta qualità, alla ricerca di sistemi di consolidamento della filiera agroalimentare ci consente di accettare accordi internazionali.

La discussione di questi giorni sull’accordo di scambi commerciali tra il Canada e l’Unione europea è un esempio per capire quanto sia fondamentale affrontare questi argomenti con linearità intellettuale e conoscenza dei fatti. Non serve arroccarsi su posizioni protezionistiche e non serve avere atteggiamenti ondivaghi di talune associazioni che approvano il piano a Livello Europeo e lo boicottano a Livello nazionale. Tutto questo genera allarmismo inutile. L’Unione europea sottoscrive accordi in ragione delle proprie norme produttive e commerciali e non può certamente accogliere i prodotti altrui se non rispettano i parametri previsti dalle norme che regolano il mercato europeo stesso. Quanto poi al valore dell’accordo riteniamo che possa essere di grande aiuto ai prodotti Dop e quanto invece all’immissione di grano, basterebbe ricordare che gli accordi commerciali con il Canada risalgono alla vicenda della Centrale nucleare di Cernobil. L’Italia fu costretta per la radioattività del grano ucraino a sottoscrivere accordi con il Canada, che si sono conservati nel tempo. E’ noto che la nostra pasta che tutti i giorni mangiamo è il prodotto di una mescola di grani. L’impressione è che oggi viviamo di messaggi spot che spesso e volentieri vengono veicolati senza un adeguato approfondimento.

Queste ostilità svelano il grave rischio che la nostra agricoltura finisca con l’avvitarsi su se stessa, retrocedendo nelle dinamiche commerciali mondiali. In Italia, di fatto, la tutela dei prodotti locali si è lentamente trasformata da priorità in ideologia e il settore primario si rivela innervato dalle tendenze neo-protezionistiche di elìte e gruppi che hanno fatto del localismo il proprio manifesto politico. Guai a non tutelare le produzioni locali ma questo esercizio tutorio non può essere l’unico strumento di garanzia dei nostri produttori.

Il nostro sistema di alimentazione non è più basato sulle stagioni ma sulla presenza del prodotto nel mercato sia di prossimità che della gdo. Ecco la necessità di educare il consumatore ad una scelta alimentare sana e corretta”.

IL CONTESTO ECONOMICO NEL QUALE SI INQUADRA L’ACCORDO

“Nel 2015 l’UE è stata il 2° partner commerciale del Canada, dopo gli Stati Uniti, rappresentando circa il 9,5 % del totale delle esportazioni e importazioni di merci del Canada. Nel 2016, quanto agli scambi di merci, l’UE ha esportato verso il Canada per 35,2 miliardi di euro e ha importato dal Canada per un valore di 29,1 miliardi di euro. Al riguardo, nel 2016 il Canada è risultato il 10° partner commerciale internazionale dell’UE.

Sugli scambi bilaterali tra il Canada e l’Italia: risulta che essi ammontano a 7 miliardi di euro. Nel merito, gli italiani esportano in Canada per un valore complessivo di 5,1 miliardi di euro, mentre i canadesi esportano in Italia per un totale di 1,9 miliardi di euro. Tutto questo dimostra i vantaggi di questo accordo commerciale.

Quanto agli Ogm, resterà pienamente in vigore la Direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio datata 12 marzo 2001 sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati, così come modificata dalla Direttiva UE 2015/412 dell’11 marzo 2015. Quanto alle carni con gli ormoni, resterà pienamente in vigore la Direttiva UE 96/22/CE del Consiglio datata 29 aprile 1996, concernente il divieto d’utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze”

“Volessimo riassumente l’accordo Ceta – insiste Tocchi – si potrebbe dire:

Occasione- L’accordo di libero scambio spalanca reali e interessanti opportunità alle aziende italiane che operano nell’agroalimentare e consente a migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio e altre eccellenze di riuscire, attraverso cooperative e strutture aggregate, a creare un importante valore aggiunto alle loro produzioni grazie alle vendite sul mercato canadese.

Priorità- Con il calo dei consumi interni, l’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità per l’agroalimentare italiano: è impensabile difendere la nostra agricoltura arroccandosi nei confini nazionali o europei, con posizioni di chiusura o protezionismo

Reddito – Le nostre aziende agrolimentari e le imprese agricole che forniscono la materia prima riescono ad aumentare il proprio reddito quando commercializzano le eccellenze in paesi che hanno un vero di abitanti in continua crescita, come la Cina, o un grande potere d’acquisto come il Canada, che vanta uno dei redditi pro capite più alti del mondo.

Sicurezza – A differenza di quanto è stato detto negli ultimi giorni, l’accordo siglato dall’UE, dopo ben sette anni di negoziato, non ha visto alcun cedimento da parte dell’Unione Europea sulle regole di sicurezza alimentare: è falso dire che non il Ceta saranno commercializzati nel nostro Paese alimenti come la carne con gli ormoni o prodotti con organismi geneticamente modificati.

Vino – Pe il vino italiano, presente sul mercato canadese come quello francese o meritano, è prevista l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela della nostre denominazioni e un generale miglioramento delle attuali condizioni.

Latte – Nel settore lattiero caseario, l’Italia è oggi già al primo posto nelle esportazioni in Canada: con il Ceta il nostro Paese può arrivare a raddoppiare le proprie vendite. Inoltre ben 11 formaggi Dopo, tra cui il Grana Padano, il pecorino Toscano, e iL parmigiano Reggiano, hanno ottenuto dall’’accordo una tutela che prima non esisteva.

Dazi – Il Ceta prevede un abbattimento dei dazi su vino, pasta, cioccolato e pomodori, mentre sono eliminati quelli sui prodotti lattiero caseari , su uovo e pollame. Viene poi prevista una quota per l’importazione della carne (inferiore allo 0,6% del consumo totale), del mais e del grano”.

“Per quanto dicevamo non possiamo aver paura e la maremma può avere un ruolo importante. Ma vogliamo dare anche un ulteriore contributo al ragionamento ossia non fermiamoci all’analisi di ragionamenti fin troppo elevati,; costruiamo reti d’impresa e strutture economiche in grado trasformare il prodotto locale. Le cooperative, di cui apprezziamo l’opera, vivono un momento storico in cui la differenza la fa chi riesce a creare valore aggiunto, un valore che si trova nella trasformazione e nell’aggregazione del prodotto, ebbene proviamo a sviluppare idee. Da una parte la tracciabilità dei prodotti, con le etichette da dove leggere la provenienza, fortemente volute da Confagricoltura. Dall’altro il controllo puntuale dei prodotti provenienti dall’estero senza crociate di frontiera perché danneggiano l’immagine di una nazione che deve vivere di rapporti commerciali, in quanto priva di risorse proprie.

Non ci nascondiamo. L’agricoltura vive un grave deficit strutturale, che viene dai pochi investimenti innovativi, da una avanzata età degli attori, da una burocrazia asfissiante, da regole interne che non ci consentono di essere competitivi sul mercato. Una tra queste è la regola del mercato del lavoro. Un lavoro che costa il doppio rispetto ad altri paesi. Salvo poi approvare leggi, spinte dall’enfatizzazione delle notizie, che colpiscono tutto e tutti in maniera indiscriminata. Ma in Maremma occorre anche pensare al legame tra agricoltura e turismo. Quel turismo che si lega all’ambiente e a tutto ciò che esso propone. Da qui la necessità di sviluppare promozione territoriale anche attraverso i fondi europei per lo sviluppo, migliorare la qualità della permanenza creando percorsi enogastronomici. I Comuni devono trovare forme di collaborazione e allargare i propri confini territoriali, unire il mare alla montagna con proposte interessanti ma soprattutto lavorare per tutto l’arco dell’anno.

Se vogliano questo occorre parlarsi ed evitare protagonismi. Se auspichiamo che il settore primario riviva momenti di splendore, occorre chiudere l’epoca delle chiacchere e degli strilloni di piazza per iniziare un nuovo percorso dove tutti gli attori diventano propositori di idee. Si nota spesso che l’urlatore di piazza ottiene maggiori consensi salvo poi misurarne i fallimenti. Siamo spaventati dalla destrutturazione del sistema AIA, siamo preoccupati di come vengono spesi i soldi pubblici. Siamo dubbiosi su alcune filosofie che vedono premiare solo alcuni settori produttivi e siamo stufi di rincorrere progetti che dopo l’annuncio giornalistico finiscono nel dimenticatoio. Siamo però convinti delle nostre idee, quelle idee che crescono e si sviluppano in un sindacato libero e indipendente”.

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