Partito democratico

Ius soli, Bartalucci e Di Giacopo: «È un principio di civiltà»

Manuele Bartalucci

GROSSETO – «È a dir poco sconfortante come molti esponenti politici della destra locale facciano la rincorsa per intestarsi la battaglia contro lo ius soli. Dispiace, perché lo ius soli è una misura di legalità, di civiltà e di progresso verso un paese che vuole convertire l’immigrazione in opportunità per la crescita economica, che si assume la responsabilità di risolvere i grandi cambiamenti globali, a dispetto di chi pensa soltanto ai propri tornaconti elettorali». Così si legge nelle nota dei due consiglieri comunali del Partito democratico Manuele Bartalucci e Marco Di Giacopo che commentano lo scontro in atto, anche a livello nazionale, sullo Ius soli e sulla legge in discussione al Senato.

«Dispiace, sopratutto, che in questo novero di accaniti difensori del niente (si, perché chi critica una proposta di integrazione non ce l’ha) ci sia il “civico” sindaco di Grosseto, che, nonostante rimandi a chissà quando le risposte ai cittadini esasperati perché lasciati senza acqua dei pozzi sulla sua pagina, non perde tempo ad aggiornare la propria immagine del profilo con un sobrio e istituzionale “no ius soli”, senza ovviamente entrare nel merito della questione».

«Se solo l’argomento venisse approfondito si scoprirebbe che la legge in discussione al Senato non prevede affatto una “svendita della cittadinanza”, come molti stanno affermando in queste ore, ma semplicemente prevede che i bambini nati in Italia da genitori stranieri (che si trovano legalmente in Italia da 5 anni, con un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, e che abbiano superato un test di conoscenza di lingua italiana) godano degli stessi diritti dei loro coetanei nati in Italia da genitori italiani».

«Un principio di civiltà, insomma, per dare a bambini e ragazzi che sono già italiani la piena cittadinanza, per fargli avere gli stessi diritti e doveri dei nostri figli. Un principio di civiltà sul quale si sta facendo una battaglia demagogica fuorviante anche da parte di chi dovrebbe rappresentare tutta la comunità».

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