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Gessi rossi, Ugl critica i ripristini nel parco di Montioni «Troppi smottamenti e sversamenti»

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SCARLINO – «Pur rimarcando la necessità di trovare una soluzione compatibile definitiva, Ugl critica in modo netto l’attuale gestione dei ripristini alle cave nel parco di Montioni, ripristini precedentemente portati ad esempio dal sindacato come eccellenza di utilizzo dei “gessi rossi” per recuperi ambientali di quel tipo, esempi oggi compromessi da smottamenti e sversamenti verifìcatisi nella nuova parte interessata a ricevere i gessi rossi che danno adito a scarsa sorveglianza e attenzione da parte aziendale e del responsabile appaltatore dell’opera di ripristino». Carlo Banfi segretario provinciale Ugl Chimici e Moreno Bellettini vicesegretario regionale Ugl Chimici intervengono sulla Tioxide.

«Sui Gessi rossi l’azienda lamenta che se non si trovano soluzioni definitive, si rischia di fermare la fabbrica – prosegue l’Ugl che sulla radioattività afferma – l’azienda dichiara che in ambito radioattività non esistono rischi per i lavoratori, così come confermato dalla stessa Arpat. Il Torio e l’Uranio hanno emissioni non significative per la salute del personale e ritiene allarmistici e inopportuni gli attacchi mediatici a tutto campo. L’Ugl pur concordando che simili attacchi mediatici sono inopportuni e disinformativi, ribadisce la scarsa trasparenza e informativa nei confronti del sindacato che soltanto ultimante è stato messo a conoscenza (tramite sommaria comunicazione alle RSU), del problema radioattività in essere da anni in fabbrica, con punte a loro dire, nella norma, ma alte in alcune componenti del processo produttivo. Anche questo atteggiamento, non favorisce una comunicazione esterna comune, ma allarma ulteriormente i lavoratori e la popolazione».

Sulle emissioni invece «l’azienda informa che nella zona “attacchi” non ci sono state ricadute sul territorio e che è stata l’azienda stessa a comunicare tempestivamente all’Arpat l’emissione rilevata con la propria centralina e che pur essendo nella norma, investirà circa 5 milioni di euro per prendere tutto ciò dai “camini attacchi” e convogliarlo nello “scrubber”. La Ugl asserisce l’importanza di ricevere informazioni tempestive utili ai lavoratori per valutare consapevolmente problematiche sollevate in modo “allarmistico” dall’esterno, per poter manifestare in maniera imparziale le proprie valutazioni».

Per quanto riguarda la falda poi «per l’azienda sono emersi dati fuori norma e unitariamente ad altre aziende del territorio hanno già un progetto comune per la bonifica relativa a tutti i problemi ambientali. La Ugl confida, oltre che nell’attenzione dell’azienda sulla capacità e imparzialità degli organi preposti ai controlli. Esprìme altresì preoccupazione per la fermata dei “gessi bianchi”, motivata dalla non vendita e dalla difficoltà a rendere idoneo il gesso bianco chimico alle linee produttive della “Fibram” utilizzatrìce del gesso naturale».

Infine l’Ugl ha chiesto notizie sulla reale possibilità di collocare il solfato ferroso prodotto dall’impianto “Marte”. «L’azienda ha chiarito che il mercato si sta aprendo e che già esistono pluriennali accordi con alcuni cementifici».

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