Cronaca

Inceneritore, il Consiglio di Stato boccia l’autorizzazione. Si riapre il dibattito sull’impianto

scarlino energia impianto 4

di Barbara Farnetani

SCARLINO – Seconda sentenza contro l’inceneritore di Scarlino. Il Consiglio di Stato ha bocciato per la seconda volta le autorizzazioni e la Via all’impianto. Una sentenza molto dura, a quanto si dice, da cui deriverebbe che «L’impianto non ha autorizzazioni a bruciare rifiuti, e quindi non può continuare a bruciare». Afferma Roberto Barocci del Forum ambientalista.

«Abbiamo ripresentato gli stessi temi sollevati la volta scorsa quando il Consiglio di Stato di aveva dato ragione. Il Tar regionale, poi, non ci aveva consentito di discutere il problema nel merito perché avevamo sbagliato il soggetto destinatario del ricorso».

I temi presentati al Consiglio di Stato sono stati due: il fatto che nel canale di ritorno al mare fossero presenti diossine della famiglia dei rifiuti (e qui ha svolto un ruolo fondamentale un consulente del comune di Follonica, che ha dimostrato la presenza di queste sostanze) e un’unica azienda tratta rifiuti, e il fatto che «le bonifiche non sono mai state fatte regolarmente. Ossia si sono fatte limitandosi ai confini delle proprietà – prosegue Barocci – ma già dagli anni ’70 questi materiali inquinanti sono stati utilizzato ovunque, per costruire strade, piazze, rotonde, sostanze che si muovono, che si spostano, che filtrano nella falda, che scendono a mare, andando nei pesci, nei molluschi».

L’udienza in questione si è svolta in estate, ma la sentenza è arrivata solo oggi. «È stata una vittoria di Franco Zuccaro che ha portato avanti questa battaglia prima contro Eni e poi contro l’amministrazione Marras/Sammuri. È necessario ricordare a questi amministratori in carriera che l’oggetto della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), necessaria quando si vuole costruire un nuovo impianto pericoloso, come appunto un inceneritore – prosegue -, non è mai un impianto a sé stante, ma l’ambiente, che deve sostenere il nuovo impianto».

«Cioè, con la procedura di VIA si deve verificare, in un dato territorio, la capacità dell’ambiente e della popolazione di sostenere le ulteriori emissioni, previste con l’avvio di un nuovo impianto pericoloso. A Scarlino, stante i dati accertati di inquinamento persistente del terreno e delle falde idriche, c’è stata una violazione delle norme, autorizzando ulteriori immissioni nell’ambiente degli stessi inquinanti già fuori norma. Ora si proceda, senza più omissioni, alla reale bonifica del territorio – conclude Barocci -, in quanto su questa terra nulla si nasconde, ma tutto circola ed entra, prima o poi, nei circuiti dei cicli biologici e nelle nostre vite».

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