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Cave: riforma di legge. Cna «Settore fondamentale, seguiremo l’iter»

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GROSSETO – La Cna Toscana ha avanzato le sue osservazioni alla riforma della Legge regionale in materia di cave, sottoponendo all’attenzione del consiglio regionale la necessità di semplificare al massimo il procedimento amministrativo. La riforma infatti va correlata agli effetti del PIT (Piano paesaggistico), che aggiungono vincoli e sovraccarichi burocratici a chi deve richiedere rinnovi o nuove autorizzazioni. «La crisi dell’edilizia – commenta  Riccardo Breda, presidente della CNA di Grosseto –, anche nel nostro territorio, ha messo in ginocchio un intero comparto. L’approvvigionamento di materiale più vicino possibile al cantiere costituisce, oltre che un vantaggio competitivo per le imprese locali, anche un risparmio per le famiglie e per gli operatori anche pubblici che ancora investono. Per questi motivi, stiamo seguendo con estrema attenzione l’iter di questa nuova legge».

Considerando le fasi di più immediata identificazione, ossia le attività di estrazione di lavorazione e di produzione di macchinari,  l’intera filiera occupa circa 8mila addetti in tutta la Toscana. Nella nostra provincia, attualmente, il settore delle cave da lavoro a circa 250 persone (con un altro centinaio occupato nell’indotto); nel 2007, e quindi prima della crisi, il settore dava lavoro a quasi 500 persone (per l’esattezza 491) 357 diretti e 134 impiegati nell’indotto. Le attività di estrazione e di lavorazione di minerali generano un valore aggiunto di circa un miliardo di euro, di cui circa tre quarti nelle attività di lavorazione e un quarto nelle attività di estrazione. I volumi sono assai più rilevanti nella provincia di Massa Carrara e Lucca ma anche nel nostro territorio risultano ancora attive 41 cave di diverse dimensioni che offrono materiali per il settore delle costruzioni e un servizio essenziale in particolare per la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture.

Le richieste di modifica presentate da CNA Toscana riguardano anche la gestione privata delle cave pubbliche, l’integrazione del canone di concessione con l’offerta di gara e la rimozione di altre norme dal sapore dirigistico che potrebbero risultare di difficile applicazione.

 

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