Ripresa lontana, in Maremma la crisi si è “mangiata” 450 imprese artigiane

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GROSSETO – Rimane lontana la ripresa per il comparto dell’artigianato in provincia di Grosseto. Il primo semestre 2013 vede l’artigianato maremmano ancora dentro il tunnel della crisi, anche se un leggero incremento del fatturato registrato nei primi sei mesi dell’anno, induce a sperare in una riduzione della sua drammatica intensità. A dirlo sono i dati emersi dal rapporto Trend diffuso dalla Cna di Grosseto; dati che saranno presentati sabato prossimo, 18 gennaio, durante l’assemblea annuale degli artigiani.

In Toscana il comparto è in difficoltà dal 2002 e in recessione dal 2008. La crisi dell’ultimo quinquennio ha colpito il sistema produttivo così duramente da indurre alcuni settori (vedi le costruzioni) ad un vero e proprio ridimensionamento.

Quasi tutti gli altri, salvo pochissime eccezioni, hanno subito pesanti contrazioni.

L’analisi congiunturale “Trend”, come è stato spesso ribadito, si fonda sui dati contabili di circa 4.000 imprese artigiane tra le migliaia presenti in Toscana (il campionamento è curato dall’Istat) e serve a quantificare l’apporto che il “pianeta artigianato” dà al sistema economico regionale.

Da un esame del rapporto si evince che nemmeno il primo semestre del 2013 ha aperto la strada all’auspicata ripresa.

 

Ad ogni buon conto, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un (lieve) incremento dei ricavi che, quantomeno, segna uno stop alla consistente e costante erosione di fatturato che aveva accompagnato la nostra questa provincia negli ultimi anni.

La dinamica del fatturato per macro settori evidenzia, infatti, una ripresa di quello delle costruzioni; ancora in flessione, invece, il manifatturiero, mentre recuperano qualcosa i servizi (in particolar modo grazie ai trasporti).

Nel primo semestre 2013, il monte-fatturato dell’economia artigiana grossetana ha superato i 158 milioni di euro (per l’esattezza 158,6) proiettando, su base annuale, un’aspettativa superiore ai 300 milioni di euro.

Una dimensione ancora ragguardevole. Consideriamo che quest’eccezionale contesto di crisi ha prodotto un calo “demografico” di 450 aziende artigiane (saldo tra quelle “nate” e “morte”) tra il 2007 e il 2013.

Le imprese artigiane in provincia, che alla fine del 2007 erano infatti 6.498, si sono ridotte a poco più di 6 mila (per l’esattezza 6.048) nello scorso anno (la contrazione maggiore si è registrato nel comparto delle costruzioni che in tale periodo ha perso ben 307 imprese).

Con un fatturato 2013 che si stima sui 317 milioni, l’artigianato rappresenta ancora la base fondamentale per l’economia maremmana.

I dati relativi al primo semestre dello scorso anno, però, confermano al tempo stesso la staticità del comparto nell’ambito della provincia.

Un settore che, mentre non cede ulteriore terreno, non avvia il recupero delle posizioni perdute.

Ad un fatturato in lieve crescita rispetto allo stesso periodo del 2012, si contrappongono indici occupazionali e produttivi densi di criticità.

Tutti i macro settori infatti, proponendo la riduzione della spesa per le retribuzioni, confermano il perdurare della crisi (un dato che desta preoccupazione soprattutto a fronte di una tendenza regionale che, su tale voce di costo, manifesta una leggera ripresa).

Unica fonte d’ottimismo, il saldo parzialmente positivo del principale macro settore provinciale: quelle costruzioni, dopo i difficili semestri con cui ha condizionato negativamente l’intero artigianato locale.

I livelli pre-crisi, come sappiamo, sono ancora molto lontani, mentre resta da capire se e in quale misura “l’apparente ripresa” sia stata tale o, piuttosto, indotta e favorita da elementi contingenti (dagli incentivi per le ristrutturazioni  agli interventi in atto nelle zone Peep e Pip della città).

Per rimettersi in carreggiata e per essere pronti ad agganciare una ripresa che almeno nel 2015 si dice non dovrebbe mancare serve però un’iniziativa straordinaria.

Carico fiscale eccessivo, peso della burocratica e accesso al credito problematico non possono costituire, all’infinito, le criticità del sistema economico (locale e non).

Un’adeguata promozione d’area, il sostegno all’innovazione e alla ricerca, l’accelerazione delle opere pubbliche sono le aspettative che i vari livelli di governo (nazionale, regionale ed anche locale) sono chiamati necessariamente ad assolvere.

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